Tra i mezzi usati per attirare l’attenzione sullo scandalo Karibu: un grande striscione, i volantini (anche sui tergicristalli delle auto parcheggiate vicino al Tribunale) e i fischietti. Nello scenario che il senso comune identifica esclusivamente come il caso Soumahoro, sono sei i presunti responsabili di evasione fiscale che rischiano il processo. Il 3 novembre si terrà l’udienza preliminare dato il rinvio di quella in programma nella mattinata di ieri. Tra i manifestanti presenti gli ex lavoratori, uomini e donne, della coop amareggiati e scossi nel raccontare quanto accaduto. Una giovane cuoca italo- tunisina che si trovava all’esterno dell’edifico col proprio figlio nel passeggino afferma con sguardo di dolore che guadagnava quasi novecento euro al mese sempre è riuscita ad ottenre tutti i soldi. Un altro ex dipendente, Yosseouf, lamenta la gestione della coop e a render comprensibile tale situazione risuona quanto affermato da un’ altra ex dipendente: «Mancava tutto».
“ La coop Karibu e il Consorzio Aid hanno incassato 62 milioni di euro noi lavoratori ancora senza stipendio. Integrazione, accoglienza e il lavoro sono altro ” sono le parole che appaiono nello striscione in piazza Buozzi per dare eco ai pensieri e alle sofferenze dei lavoratori che invocano la parola giustizia. A far sentire la propria vicinanza anche il consigliere regionale della Lega Angelo Tripodi, presente ieri mattina in Tribunale. Il sindacato Uiltucs di Latina, rappresentato dal segretario Gianfranco Cartisano, ha chiesto di costituirsi come parte civile e il gruppo di ex dipendenti – assistito dagli avvocati Giulio Mastrobattista e Atena Agresti ha presentato la richiesta. «Sono perplesso perchè non ho visto l’Agenzia delle Entrate costituirsi parte civile – ha detto l’avvocato Mastrobattista – spero lo faccia nella prossima udienza. Sono vicino ai lavoratori, ci dovevano essere le istituzioni e o i partiti che hanno sempre detto di essere sensibili a certi temi».
Gli ex dipendenti come messo in evidenza da Cartisano pretendono rispetto. «Confidiamo nel percorso della magistratura, il danno occupazionale deve essere considerato comprese le spettanze non pagate, i rappresentanti di Karibu e Aid oggetto di indagine oggi non sono apparsi, li avremmo voluti vedere negli occhi». Ieri in aula davanti al procuratore Giuseppe de Falco e al gup hanno chiesto anche di costituirsi parte civile i commissari liquidatori della Karibu e consorzio Aid nominati dal ministero delle imprese, Francesco Cappello e Jacopo Marzetti. Alla prossima tappa giudiziaria il gup deciderà sulla richiesta di costituzione di parte civile così che l’udienza preliminare possa entrare nel vivo e il magistrato possa decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Procura.
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