Ma insomma cosa sono le Primarie del Partito Democratico? Una festa? Un grande atto di partecipazione popolare? Il massimo esempio di democrazia? Un modo per avvicinare i cittadini alla politica? Di farli sentire partecipi delle decisioni che poi prenderanno altri? O più semplicemente una maniera per contarsi? Per far valere le proprie posizioni attraverso un voto chiaramente riconducibile alle persone e non alle idee (che dovrebbero essere molto molto simili, se non identiche)? Mi pongo queste domande perché a distanza di poco più di due mesi dalle elezioni ancora non c’è un candidato nel centrosinistra a Roccagorga. Ma non solo. Inutile ripercorrere i passaggi, ma in sostanza da una parte c’è chi sostiene Carla Amici sindaco uscente, dall’altra chi in questi cinque anni è rimasto deluso (Osservatorio Democratico) e ad ottobre ha dato il via a pratiche (legittime considerati tempi e modalità) per avere la possibilità di sfidare dall’interno il sindaco dell’ultimo quinquennio. Fin qui tutto legittimo, sia la posizione della Amici e dei suoi di venire riconfermati, sia quella degli oppositori interni che, ripeto, hanno rispettato le regole. Quello che non va, a mio modesto parere, è l’ostinatezza, prima di chi voleva le Primarie (la raccolta firme forse poteva essere evitata, anche se 600 firme in calce alla candidatura di Scacchetti per le Primarie non sono numeri da prendere alla leggera), poi di chi non le ha mai volute (presentarsi in direzione provinciale con una claque di 60 persone non è il modo migliore per uscire da una situazione di crisi palese). Poi altri piccoli dettagli, che rendono quasi tragicomica la vicenda. Mail ricevute che vengono trattate al pari del Corano per i musulmani, salvo poi rendere ridicolo anche Luca Lotti (braccio destro di Renzi) quando rivede la sua posizione dicendo che non si può prescindere dal rispetto delle regole fissate nello statuto del partito. Piccoli attacchi personali. Paura di fantasmi che invece, probabilmente, non esistono. Fino ad attacchi più o meno velati nei confronti del segretario provinciale. Personalmente ho attaccato in diverse occasioni il modus operandi di Salvatore La Penna (quando era segretario del Pd a Sezze), ma stavolta non posso che sostenerlo. Un segretario politico è come un sindaco, che quando viene eletto deve governare (pur restando fedele al programma elettorale e agli ideali della sua maggioranza) anche, e soprattutto, per chi non lo ha votato, considerato che evidentemente non si fidava di lui. Un segretario di circolo (Erasmo Spaziani) non può prendere una posizione così netta in favore di uno penalizzando l’altro del suo stesso partito. E, oltretutto, attaccando un segretario provinciale (Salvatore La Penna) ritenendolo una persona che “si comporta come un notaio durante la stesura di un rogito”. Quello deve fare un segretario politico, prendere atto della situazione, non mettersi a fare il gioco delle parti, né tanto meno buttarla sull’etica e sulla morale. Piuttosto il buon Spaziani (non me ne voglia) dovrebbe chiedersi perché durante il suo mandato si è arrivati ad una situazione del genere e, qualora prendesse atto di un fallimento (cosa a questo punto di un’evidenza imbarazzante), farsi da parte.
Simone Di Giulio



