Il numero 4 ricorre molto spesso nella storia di questo giornale che dal 17 dicembre 2007 mi onoro di dirigere, oltre ad esserne proprietario e averlo fondato. 4 sono stati i soci fondatori che quel freddissimo dicembre di 17 anni fa ebbero questa malsana idea di porre su un proprio prodotto tutte le competenze che il mestiere all’epoca ci aveva insegnato. 4 incoscienti, che però misero su quel prodotto tutta la passione che serviva per uscire su carta in un periodo nel quale i giornali volevano chiudere per non dover affrontare tutte le spese del caso. 4, inoltre, sono le “rivoluzioni” che in questi 17 anni il giornale ha affrontato: il debutto con un “numero zero” che ormai è passato alla storia; il cambio di periodicità da quindicinale a settimanale (che stranamente coincise con l’uscita del numero 44 del magazine); il passaggio da cartaceo a digitale (il 9 ottobre 2013) e adesso questa nuova rivoluzione, che cerchiamo di fare perché la nostra indole, l’indole di questo giornale per essere più precisi, è proprio quella di rilanciare sempre, anche quando in tanti ci dicono di volare bassi. È successo in tante occasioni e succederà anche adesso. Viene da sé che la scelta della data per il lancio di questa nuova fase di Mondore@le sia ricaduta sul 4/4/2024 che, oltre per il compleanno del nostro caporedattore Luigi Calligari (cui vanno i nostri più sinceri auguri), entrerà nella storia del nostro giornale anche per questa nuova avventura.
Di acqua sotto i ponti in questi anni ne è passata tanta e non starò a dirvi qui cosa è accaduto in questa lunga fase della mia vita personale e professionale. Quello che è stato Mondore@le è scritto su carta e su digitale e non sono nella condizione di poterlo giudicare positivamente o negativamente. Sarei troppo di parte. Quello che posso raccontare ai nostri lettori è una foto della situazione attuale del giornale, alla vigilia dell’inizio della nostra nuova rivoluzione. Ho il privilegio di poter collaborare con 9 persone in gamba, un mix spettacolare tra esperienza, passione, voglia di sperimentare, di mettersi in discussione ogni giorno, incoscienza e tanto altro. A loro, come a voi tutti, chiedo rispetto per una professione che secondo me non è affatto morta ma che, invece, può ancora essere fatta con dignità e consapevolezza di poter offrire un servizio a tutti. E fiducia, nel giornale e in loro stessi. In questa nuova fase lo spazio per i ringraziamenti non favorirebbe l’indicizzazione e farebbe stancare i pollici dei nostri lettori a forza di scollare lo schermo. Chi deve sapere, sa bene che tipo di considerazione ho del lavoro e dell’impegno che si sta mettendo in campo. Ma un rigo lo voglio utilizzare per ringraziare il team DGTAL (Alberto, Camilla, Manuel) per la professionalità dimostrata e per aver accettato questa scommessa.