Sono passati 38 anni da quel pomeriggio del 1976, quando Sezze diventò teatro di uno dei momenti più difficili dei cosiddetti ‘anni di piombo’. Sono le 19:30 e in piazza IV Novembre è previsto un comizio di Sandro Saccucci, esponente di spicco del Movimento Sociale Italiano e deputato per la circoscrizione Roma-Viterbo-Frosinone-Latina. Alle 19:30 Saccucci si presenta con un corteo di otto automobili con all’interno alcuni suoi colleghi di partito, tra i quali Pietro Allatta, Angelo Pistolesi, Gabriele Pirone, Miro Renzaglia e Franco Anselmi. Fa appena in tempo a salire sul palco allestito per il comizio e circondato dai suoi fedelissimi, mentre di fronte a lui c’è una piazza gremita di antifascisti, di esponenti di Lotta Continua e della Federazione dei Giovani Comunisti Italiani. Appena inizia a parlare viene ricoperto da insulti e fischi, lancio di bastoni, pietre e bottiglie. Messo alle strette dalla piazza compie un gesto che probabilmente innescherà la miccia da lì a qualche minuto: tira fuori dalla tasca la sua pistola e dicendo “Non volete sentirmi con le buone, mi sentirete con questa” spara alcuni colpi (secondo alcune testimonianze in aria, secondo altri verso la folla). Non colpisce nessuno, ma sa benissimo che deve scappare insieme ai suoi. Tutti salgono sulle macchine, ma non riescono a scendere per via Roma e tornare da dove sono arrivati, lontani dalla folla. Prendono quindi la strada che li conduce verso Ferro di Cavallo e qui trovano alcune macchine che cercano di bloccare la via di fuga. Dalla macchina in cui si trova il deputato missino partono tre colpi di pistola, la gente scappa, c’è il caos. Il corteo riesce a divincolarsi tra persone che scappano e bambini che piangono e scende da Sezze. Quando tutto sembra finito, a terra sono rimaste due persone, Antonio Spirito, studente-lavoratore militante di Lotta Continua, colpito alla gamba sinistra e Luigi Di Rosa, colpito alla mano e al ventre. Per il 21enne studente militante della Fgci la situazione sembra subito gravissima e per le ferite riportate morirà qualche ora più tardi.
Simone Di Giulio
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