Il Comune di Sezze gioca il jolly. Come accadeva nella trasmissione di Mike Bongiorno andata in onda dal 1956 al 1959, l’ente sfrutta al meglio l’opportunità lanciata dal Governo Letta e apre una nuova fase sulla delicata questione della SPL. Adesso apre una nuova fase? Il 30 gennaio 2014? Ma su questo tornerò in seguito. Quello che emerge dal consiglio è il solito rimando a tempi migliori, anche se qualcuno si è sbilanciato. Tra i denti, nei corridoi di Palazzo de Magistris, si sono sentite frasi del tipo: “Ma se poi arriva un ufficiale giudiziario a prendersi tutto il cucuzzaro? Ci facciamo togliere anche la farmacia comunale, unico servizio che funziona veramente? Solo perché con la Tarsu si è accumulato tutto questo debito?”. Intanto il debito, va detto, si è accumulato per chiare inadeguatezze gestionali dell’intero affare, dal 2005 ad oggi. Se la raccolta differenziata non arriva al 15% non è solo colpa di chi non paga la Tarsu. Con questo non si giustificano, ci mancherebbe, ma per arrivare alla verità occorre scavare fino in fondo, e magari farsi anche un esame di coscienza. Perché se un’amministrazione che governa senza intoppi clamorosi (vedesi gruppo dei responsabili nella prima legislatura e percentuali bulgare nella seconda) dal 2007 arriva, dopo 7 anni, a non prendere atto e a non farsi coraggio nel prendere decisioni magari impopolari, ma sicuramente figlie dell’attuale status quo, qualcosa non va. E se poi si ricorre all’ipotesi di creare una nuova società (magari infilandoci dentro la farmacia e qualche altro servizio che non è in rosso cronico) e ridurre la SPL ad una mera bad company nella quale far confluire tutte le nefandezze cui non si è riusciti a porre rimedio nei 7 (sette) anni di governo della città, allora non si venga a dire che lo si fa solo per tutelare i cittadini, che pagano, e continueranno a pagare, per servizi che non funzionano, mentre chi dovrebbe amministrare si limita a prendere atto che qualcosa non va, ma alla fine non affronta il problema.
Simone Di Giulio