Non è ‘Mare Fuori’ e non è una fiction, è invece pura realtà, ‘Noi fuori’, la voce dei detenuti di Rebibbia, che assume risonanza sulle pagine del libro, appena uscito, a cura di Suor Emma Zordan, edito da Il Levante, con la prefazione del Vescovo di Latina Mons. Mariano Crociata.
E, a Sabaudia il 27 marzo alle 17, la religiosa delle Adoratrici del Sangue di Cristo e, da molti anni volontaria nel carcere romano, torna nella sua città e presenta questo libro, frutto di una raccolta di scritti dei detenuti. La presentazione si terrà presso la sala adunanze della Parrocchia SS. Annunziata su invito del Parroco don Massimo Castagna.
Fa da Moderatrice Rosalba Grassi e spiega il tema del libro, che analizza, racconta e fa emergere il problema del reinserimento sociale dopo il carcere, che troppo spesso fa naufragare la speranza che ha anche nutrito il detenuto, durante la reclusione, la speranza di una vita nuova in cui si possa ottenere perdono per i danni arrecati a sé stesso e agli altri e ci si possa riscattare, avendo già scontato la pena.
Infatti, è sempre pronto a prendere il sopravvento in società il pregiudizio e il respingimento. Ma l’ex ristretto può mai diventare ex uomo? Non si dovrebbe mai perdere di vista l’importanza e la centralità dell’essere umano.
Le testimonianze raccolte in Noi fuori provengono dai corsi di scrittura creativa che Suor Emma, tanto piccola e gracile quanto piena di coraggio, talento, competenza ed esperienza, riesce a tenere in carcere per i ristretti, che con lei riescono ad aprirsi al fluire dei pensieri e delle emozioni crude, forti. La religiosa promuove anche concorsi letterari per facilitare e diffondere la capacità di espressione e di scrittura dei detenuti.
E soprattutto ce la mette tutta, pubblicando libri e Noi fuori è già l’ottavo libro scritto, diffondendo e curando testi per portare a termine la sua Mission: fare da volano affinché si verifichi una decisiva virata d’atteggiamento sociale nei confronti di ex detenuti e perché finalmente si creino i presupposti per interrompere definitivamente l’incresciosa realtà che vede la vita fuori dal carcere paradossalmente anche peggiore di quella dietro le sbarre.
Suor Emma si adopera affinché ci sia anche un interessamento globale di istituzioni e attori sociali per mettere in atto e in toto i dettami della costituzione come è ben delineato dall’art. 27 ma che purtroppo non è rettamente rispettato dato che il lavoro nelle carceri non c’è per tutti, e quel poco è a rotazione, mancano corsi professionalizzanti e ciò comporta una profonda difficoltà di reinserimento.
“L’apertura sarà caratterizzata dalla proiezione di un filmato – continua Rosalba Grassi – e ci si immergerà immediatamente in un mondo ai più sconosciuto, svelato da Suor Emma Zordan, quello dei diritti negati dentro e fuori le mura del carcere, dall’affettività, al lavoro, allo studio. I pensieri dei detenuti fluiscono dal video fino alle pagine del libro riportando la preoccupazione per la difficoltà del reinserimento dopo il carcere, che terrorizza la maggior parte dei ristretti giunti a fine pena e soprattutto quelli che in carcere ci hanno trascorso gran parte della loro vita e che fuori non trovano più la famiglia ad aspettarli, non hanno la certezza di un sostegno, di un’occupazione, hanno paura di misurarsi con una realtà completamente cambiata, con una società che non accoglie e con la paura di ricadere nella recidiva. Così accade che paradossalmente la scarcerazione è vista come una nuova condanna e, come dice Suor Emma Zordan, tra i detenuti nasce l’incubo di affacciarsi ad una realtà che non perdona e non si fida, giudica, respinge. Così troppo spesso si abbandonano a gesti estremi.
Infatti, secondo le statistiche, risulta che la maggior parte di suicidi avvengono proprio nei giorni che seguono all’arresto e detenzione e nel periodo che precede, a stretto giro, l’uscita dal carcere.
La serata si articola poi dialogando con Suor Emma, che sarà disponibile anche per il confronto con il pubblico in sala e sarà allietata con la lettura di testi, scelti dal libro, affidata alla voce e al garbo di Daniela Carfagna. I racconti diretti di un ex detenuto, invitato all’incontro, faranno da testimonianza finale vivente.
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