«Una pesante forzatura istituzionale, giuridicamente debole, per alcuni aspetti quasi pretestuosa nelle premesse». Così il consigliere regionale del Partito democratico, Salvatore La Penna, commenta la vicenda del commissariamento del Parco nazionale del Circeo, annunciando di avere pronta un’interrogazione che depositerà in consiglio oggi. «Non mi hanno mai scandalizzato le nomine politiche nella gestione del governo. Esistono però livelli diversi e questioni che vanno trattate con una dose aggiuntiva di cura e delicatezza. In questa vicenda – sottolinea La Penna – il paradosso è che l’elemento più evidente di stallo amministrativo, ovvero la lunga vacatio della figura di direttore, è attribuibile all’inerzia dello stesso Ministero dell’Ambiente che ha decretato il commissariamento, non certo a quella del Presidente Giuseppe Marzano».
«In seguito alla mia interrogazione consiliare depositata il 9 gennaio scorso, autorevoli esponenti istituzionali della destra avevano pubblicamente sminuito il nostro allarme e rassicurato sull’imminente nomina del nuovo direttore. Cosa è accaduto in questo mese? Cosa ha spinto a un’accelerazione forzata e improvvida verso il commissariamento? La Regione Lazio governata dalla destra è stata spalla o spettatrice nell’elaborazione della decisione?». Sono queste alcune delle questioni sollevate dal consigliere del Pd e che lo stesso La Penna intende porre all’attenzione del consiglio regionale del Lazio. «La figura scelta per il ruolo di commissario – continua La Penna – fa pensare a qualcosa di cucinato in casa, più rispondente a logiche politiche interne, elettorali e compensative che a un vero interesse per le sorti di un Parco di grande valore e importanza. Da parte nostra non vi è alcuna questione di ordine personale; si ha però la sensazione di un atto amministrativo sproporzionato, che ha prodotto una soluzione non a livello della stessa sproporzione».
Per il consigliere dem c’è in ballo anche una questione di metodo: «La destra al Governo a livello nazionale e regionale agisce commissariando enti a tutti i livelli, al di là di ogni considerazione sul caso specifico. Sono atti forti che implicherebbero valutazioni meno superficiali e il coinvolgimento di autorevoli segmenti di classe dirigente, di altissimo profilo. Il problema – conclude – non è in sé la tendenza allo spoils system, ma il fatto che non ci si accontenti di strumenti ordinari e, al contempo, non si considerino per gli incarichi profili straordinari».
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