Strana la politica, soprattutto quella setina. In qualche mese si è infatti passati da chiari problemi in maggioranza, spaccata letteralmente in due distinte anime (diatriba tutta interna al Partito Democratico), ad una minoranza spaccata… in due distinte anime, da una parte i consiglieri che a inizio consiliatura sedevano tra i banchi della maggioranza (Di Palma eletto nella Lista Campoli, Brandolini eletta nell’Italia dei Valori e Reginaldi eletto nell’Api) e che poi hanno deciso di passare all’opposizione, dall’altra chi da maggio del 2012 siede tra quei banchi, i due esponenti del 14-2 nato dal 70,12% raccolto al primo turno dalla coalizione che sosteneva Campoli. Lidano Zarra (eletto in quanto candidato sindaco sconfitto) e Antonio Piccolo (leader di preferenze nel Popolo della Libertà) hanno dovuto addirittura accettare, nelle prime sedute del consiglio, un compromesso con la maggioranza che gli permettesse di presentare mozioni e non solo interrogazioni. La maggioranza ha accettato e, di contro, ha ottenuto che nelle commissioni consiliari il rapporto diventasse 4-1 piuttosto che il più ‘democratico’ 3-2. Reginaldi (soprattutto lui all’inizio), Di Palma e Antonia Brandolini avevano sicuramente portato una ventata di freschezza e di brio in quella minoranza che stancamente si apprestava ad affrontare 3 anni di governo monocolore. E probabilmente seduti al loro fianco hanno trovato due esponenti politici logorati dal dover affrontare battaglie contro i mulini a vento. Ma potrebbe esserci dell’altro. Di Palma, Reginaldi e Brandolini hanno deciso di affrontare di petto i paradossi della maggioranza conoscendone vizi e virtù, mentre l’impressione che dà Zarra ad un occhio forse superficiale è quella di non voler troppo entrare nel merito, magari ricordando alcuni sfortunati e sicuramente errati passaggi durante i suoi due anni scarsi di governo della città. Discorso diverso per Piccolo, che quantomeno in 14 contro 2 assicurava la presenza, mentre ormai la dicitura “Piccolo assente” è quasi un mantra che si ripete ad ogni appello e ad ogni votazione annunciata dal presidente del consiglio comunale. Scelte di partecipare attivamente, di presentare mozioni e interrogazioni e di contare qualcosa all’interno di un consesso in cui si è entrati perché oltre 540 cittadini hanno scritto il tuo nome sulla scheda bianca, a parte, quello che lascia perplessi è proprio l’atteggiamento, quasi disfattista, di quella parte di minoranza, che si scontra con l’attivismo (forse un tantinello sopra le righe) dei vari Brandolini, Reginaldi e Di Palma, che catalizzano su di loro tutte le attenzioni durante i consigli e sulla stampa locale. Insomma due facce di una medaglia che però arriva addirittura ad ostacolare il lavoro della stessa minoranza, che non è mai compatta come dovrebbe (situazione molto simile a quella verificatasi nella precedente consiliatura, con il clamoroso strappo tra Antonio Vitelli e Rinaldo Ceccano). Quello che manca, personalismi a parte, è una visione di insieme ed è fuori discussione che l’azione politica fuori dal consiglio per il centrodestra (o meglio, per un’opposizione al centrosinistra) sia completamente assente. Manca un leader che coordini le varie anime e le varie personalità dei consiglieri. A sinistra c’è, o almeno così sembra. Solo così si possono spiegare i passaggi che in qualche modo hanno riunito il Pd facendogli attraversare una grave crisi senza conseguenze disastrose per la tenuta della giunta. A destra manca ed è inutile raccogliere il 30% alle Europee, se poi non si costruisce per trovare un’alternativa.
Simone Di Giulio