Domani, mercoledì 26 febbraio alle 17, si terrà a Gaeta, nella Chiesa di San Nilo Abate, una celebrazione eucaristica per la Beata Maria Cristina di Savoia. Seguirà la presentazione del saggio storico “La Reginella Santa di Napoli” del giornalista e diacono Marcello Caliman. L’evento è patrocinato dal Comune e dall’Arcidiocesi di Gaeta. La scelta della data non è un caso: si vuole celebrare il trigesimo della beatificazione di Maria Cristina di Savoia, avvenuta nella Basilica di Santa Chiara a Napoli, in una solenne funzione presieduta dall’Arcivescovo di Napoli S.Em. Crescenzio Sepe e concelebrante il nostro Arcivescovo S.E. Mons. Fabio Bernardo D’Onorio, componente della Congregazione per le cause dei santi. La Santa Messa sarà officiata dal parroco don Antonio Cairo e dal parroco di Marina di Minturno don Francesco Guglietta. È stato invitato anche il priore del Lazio dell’Ordine Costantiniano don Elio Persechino. Al termine sarà presentato, con il patrocinio del Comune di Gaeta, il saggio storico di Caliman, pubblicato da Armando Caramanica Editore nella collana Terra Laboris, di cui è fondatore l’architetto Francesco Miraglia, che partecipa all’evento insieme all’avvocato Franco Ciufo, delegato vicario per il Lazio dell’Ordine Costantiniano. Nel libro sono state inserite ben 81 fotografie, tra cui due reportage di rilievo del giornalista Lino Sorabella: la celebrazione avvenuta nella Basilica di Santa Chiara e le immagini più significative delle rievocazioni storiche che, ogni anno, si tengono a Gaeta per commemorare l’assedio del 1861. “Ancora una volta – sottolinea Marcello Caliman – la storia del nostro Golfo si fonde con quella dell’Italia e la devozione religiosa locale con quella universale. Il giorno della beatificazione è stato un giorno lieto per la Chiesa Cattolica, per le città di Napoli e di Cagliari, dove è nata, e anche per Gaeta, che l’ha avuta ospite. Maria Cristina è stata, dopo ben due secoli dalla nascita, proclamata Beata; era figlia di re Vittorio Emanuele I di Savoia e regina delle Due Sicilie per matrimonio; la madre era Maria Teresa arciduchessa d’Asburgo-Este. Apparteneva, quindi, alle maggiori famiglie reali di allora: i Savoia, i Borbone e gli Asburgo. Da duecento anni si parla di lei perché il suo ricordo è ancora molto vivo, testimonianza di un profondo legame che esiste fra lei e il popolo del Sud, che fece suo; meno di ventiquattro anni di vita e tre anni di regno sono stati sufficienti perché lasciasse un’impronta indelebile nella storia: settentrionale per carattere e abitudini, è stata sempre venerata come santa nel Mezzogiorno d’Italia”. La storica dell’arte Stefania De Vita afferma che “In questo saggio storico si vuole far innamorare i lettori di questa donna, giovane e leggiadra, pia e caritatevole, che amava la vita e che è morta dando la vita. È inquadrata nel suo tempo, pur sempre attuale, come avviene per tutti i personaggi positivi, che lasciano la cronaca per entrare nella storia”.
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