Lo scorso sabato, nel suggestivo Castello Baronale di Maenza e con un buon seguito si è tenuta la presentazione dell’ultimo libro di Mario Avagliano “L’uomo che arrestò Mussolini”, un incontro coinvolgente ed emozionante, rivolto soprattutto a mantenere un contatto diretto con gli avvenimenti tremendi e drammatici del fascismo, e soprattutto a definire come la lotta antifascista non fosse un’esclusiva dei partigiani, ma anche da altre personalità con affiliazioni politche ed ideologiche di diverse origini.
L’evento si è strutturato in tre fasi, una iniziale di presentazione del libro con un breve intervento di Nino Cardone che ha ricordato il conferimento della cittadinanza onoraria all’Arma dei Carabinieri, avvenuto nel 2011, per poi passare all’analisi del libro presentato. L’autore Mario Avagliano insieme all’avv. Alessandro Pucci hanno dato un’anteprima di quelle che sono le motivazioni principali dietro la scrittura di questo testo e le parti cruciali del libro, senza troppi spoiler, che rendono questa storia tanto avvincente quanto drammatica.
Lo scrittore, ha raccontato di come Frignani fosse uno degli uomini più ricercati dai fascisti e dalla stessa Gestapo; in più momenti ha voluto sottolineare come l’eroismo e il coraggio del tenente Giovanni Frignani sono stati simbolici per la resistenza italiana, che non lo rendono un semplice martire, ma un vero e proprio eroe dell’Arma dei Carabinieri e un modello da seguire. Eroe che, tra tutti gli “attori” di quell’epoca, non gode di particolare fama, motivo per cui Avagliano ha deciso di portare alla luce la biografia del carabiniere.
Dopo una breve lettura di alcuni passaggi cruciali del libro, tra cui le lettere scritte dallo stesso Frignani, (nel periodo si trovava recluso nel noto carcere di Via Tasso), l’evento si è concluso con un intervento del sindaco di Maenza l’avv. Loreto Polidoro e il successivo riconoscimento a Siria Polidoro, prima donna carabiniere della città.



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