Le scriventi Associazioni di tutela dei Consumatori A.E.C.I., Assoconfam, Codacons, Codici e Fedicons, devono constatare con rammarico l’assoluto silenzio della parte pubblica della società ed, in particolare, del presidente di Acqualatina Dott.ssa Cinzia Marzoli.
Non si deve dimenticare che, all’interno del Consiglio di Amministrazione, il socio pubblico deve rappresentare la voce, quindi gli interessi ed i diritti degli utenti del territorio che costituisce l’ambito di intervento di Acqualatina, quindi dei 38 comuni che di questo territorio fanno parte.
Infatti sin dal suo insediamento non si è avuto modo di apprendere quali siano le posizioni del socio pubblico di Acqualatina, ovvero del socio che detiene il 51% delle azioni della Società che gestisce il servizio idrico integrato nell’ATO 4 Lazio meridionale.
In particolare, non si ha modo di comprendere se il socio pubblico presente nel CdA sia o meno d’accordo sia con la richiesta (ma sarebbe più corretto dire la pretesa) di far aumentare la tariffa del 9% a fronte di un investimento di 351 milioni di euro per ridurre entro il 30% le dispersioni di acqua entro il 2030 che, ad oggi, secondo dichiarazioni del vicepresidente di Acqualatina ammonterebbero al 75% e sia con la proposta mediana di un investimento di 150 milioni, che, tuttavia, porterebbe la riduzione delle perdite al 50%.
Ma, per quanto è di nostra conoscenza, i dati propalati da Acqualatina non sono supportati da indagini a cui possa essere ascritta una seppur minima credibilità scientifica.
A fronte di queste dichiarazioni, tuttavia, non si è registrato il pensiero al riguardo da parte di coloro che rappresentano gli utenti, e ciò a prescindere dalla Conferenza dei Sindaci che su tali richieste/pretese dovranno esprimersi con il loro voto.
Non vorremmo che la dott.ssa Cinzia Marzoli, dal cui curriculum apprendiamo che ricopre una moltitudine di incarichi prestigiosi, sia troppo impegnata a seguire gli altri incarichi, mettendo in secondo piano quello di presidente della più importante azienda dell’intero ATO4.
Non dobbiamo neppure dimenticare che la richiesta/pretesa del socio privato di Acqualatina, di effettuare investimenti per 351 milioni di euro (o di qualunque entità essi siano) in realtà rappresenta la pretesa di aumentare le tariffe idriche a carico degli utenti, i quali continueranno ad essere il bancomat di questa Società con il paradossale effetto di finanziare le opere (quindi come se fossero i veri soci), senza tuttavia avere indietro un solo euro né gli utili, quindi consentendo ad Acqualatina di avere a disposizione enormi capitali, senza dover rivolgersi a finanziamenti esterni per la richiesta di mutui, senza avere l’onere di restituire il denaro ricevuto e senza dover pagare interessi su tali capitali.
A queste Associazioni, sembra francamente assurdo che un imprenditore privato, sebbene gestisca un bene pubblico, possa svolgere il suo lavoro non solo senza correre alcun rischio, ma potendo disporre a proprio piacere del denaro dei suoi clienti.
Il fatto che Acqualatina svolga il suo servizio in regime di monopolio richiederebbe approfondite verifiche sull’intero suo sistema, ma non soltanto da parte dell’EGATO.
Per questo auspichiamo che le Autorità preposte al controllo della spendita di denaro pubblico, nessuna esclusa, vogliano attivare tutti i loro poteri di indagine per far sì che gli utenti possano essere tranquilli circa il buon esito del denaro che viene loro richiesto.
Ma per lo stesso motivo, ci auguriamo che chi rappresenta il socio pubblico all’interno del CdA svolga pienamente le sue funzioni, non lasciando spazio a congetture di possibili di trascuratezza, se non di vero disinteresse in tal senso, come da qualche parte si sta ipotizzando.
A questo proposito, le scriventi Associazioni sollecitano la conoscenza del parere dei rappresentati di maggioranza nel CdA di Acqualatina, la cui voce non può mancare in un momento così delicato.