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Lettura: TERRACINA | La stand up comedy raccontata da Mattia Grossi
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Mondoreale > Blog > Speciali > TERRACINA | La stand up comedy raccontata da Mattia Grossi
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TERRACINA | La stand up comedy raccontata da Mattia Grossi

Ultimo aggiornamento: 19 Luglio 2024 11:18
Paolo Borgi Pubblicato 19 Luglio 2024
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La comicità è arte. A definirla così, in un’intervista, è stato Mattia Grossi: comedian classe 90’, cresciuto divorando libri gialli nella biblioteca di Terracina e con il binomio fantastico della scrittura creativa della maestra De Paolis.

Una passione, quella per la scrittura, che dai banchi di scuola è finita sui palchi della stand up comedy con la comicità che ha sempre fatto parte della vita di Mattia. A partire da un VHS dello spettacolo “A me gli occhi, please” del maestro Gigi Proietti allo stadio Olimpico: “Tutte quelle persone ridevano per una singola persona. Una persona che agli occhi di un bambino faceva ridere l’equivalente dei tifosi di Roma e Lazio”. Questo è quanto afferma il comico terracinese a proposito del suo folgorante incontro con la comicità.

Al suo fianco a supportarlo dentro e fuori dal palco è la sua compagna di vita Giulia, una complice spalla destra che ha saputo innescare la miccia creativa di Mattia: “Nella comicità serve un feedback immediato di qualcuno per provare le battute e capirne il potenziale. Avere una persona con la quale scambiare queste opinioni è fondamentale. E lei riesce a calarsi in questo ruolo perfettamente. A salire sul palco sono io ma è come se fossimo un duo”. Questo il commento  di Mattia Grossi sul ruolo di Giulia nella sua vita, sua prima fan oltre l’amore.

Originalità e stile sono qualità che non mancano al comico di Terracina, il quale alla domanda su una possibile fonte d’ispirazione propone un simpatico parallelismo degno di riflessione: “Riconoscere un solo comico a cui ispirarsi sarebbe riduttivo in termini di stile. È come se ci fosse un menù, dove la varietà dei comici più grandi è ampia. Ma ad ogni piatto si può aggiungere il contributo personale. Tra i comici, oltre la scena americana, che guardo con attenzione: Daniele Tinti, Luca Ravenna, Edoardo Ferrario e Pietro Sparacino. A quest’ultimo, soprattutto, devo il rinnovarsi delle mie tecniche di scrittura”.

Recentemente ha fatto scalpore una dichiarazione di Edoardo Ferrario sul non poter scherzare di esperienze non vissute. Posizione che vede il pieno accordo di Mattia Grossi: “La stand up nasce come il racconto romanzato di un evento che da esperienza del singolo diventa esperienza di tutti. Il mio storytelling fatto di aneddoti mi rende difficile pensare il contrario. Ma se qualcuno mi facesse ridere raccontando il suo viaggio sulla luna allora vuol dire che funziona”.

La stand up comedy non è come una partita di calcetto sporadica ma il frutto di un allenamento costante, dagli open mic ai grandi palchi. E nella partita tra Italia e Stati Uniti lo scontro ancora non è alla pari per una questione, secondo Mattia Grossi, di rodaggio: “Una partita ingloriosa che vede l’Italia indietro di 40 anni con delle ripercussioni evidenti. Ad esempio, al Comedy Cellar di New York si esibiscono artisti per 6 ore al giorno tutti i giorni. E un pezzo provato 42 volte in una settimana davanti a diversi pubblici è iper pronto. Roma e Milano si stanno avviando su quella strada ma è un discorso metaforico di chilometraggio: è diverso salire sul palco una volta contro chi ci è salito già cento volte”.

L’attualità generazionale, dai 25enni ai 40enni, sembra essere molto più propensa verso il mondo della stand up. Un nuovo punto di riferimento in termini di comicità che sfida il cabaret all’italiana, confine rosso nella percezione comune ma inesistente oltreoceano. Qualcuno a tal proposito parla del fenomeno televisivo “Zelig” come un modo semplice di provocare la risata in modo rapido e ripetitivo nelle settimane, creando i classici tormentoni. Oggi però sono i cambiamenti sociali che hanno richiesto la rivoluzione dei simboli su cui costruire le proprie storie: dagli scenari ipotetici della suocera al disagio della lore del privato. La quotidianità che entra a far parte della narrazione come quella di Mattia Grossi che dalla primavera porta in scena il suo “Pezzo da 90”, uno spettacolo in cui ripercorre le sue tappe di vita d’infanzia nella grande Terracina. Una città di mare che dal freddo inverno esplode nel rovente turismo estivo degli aneddoti di Mattia Grossi.

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