Preferisce non essere definita un’artista ma girando tra le strade della città non si può non notare la presenza di alcuni dipinti sulle cassette elettriche. È Agnese Battistin l’autrice delle magnifiche rappresentazioni sparse nella città di Aprilia. Una scelta apparentemente particolare quella di disegnare non ad altezza d’uomo. Ma in realtà l’artista locale specifica: “Io faccio solo delle raffigurazioni con uno scopo preciso: dare colore alle altezze destinate ai bambini, per stimolare la loro crescita. Vedere un’immagine e comunicarla è spesso a misura d’adulto ma lo stimolo che voglio dare ai bambini è quello di comprendere i valori colorati del vivere la città, oltre gli insegnamenti veicolati dalla famiglia, per crescere ed imparare”.
Le raffigurazioni non sono casuali. Gli animali riescono a mediare il linguaggio animato dei bambini e l’idea di fondo è quella di sviluppare una vera e propria “caccia al nome”. Con la possibilità di prenotare il proprio nome e disegno (all’associazione Momenti di Gioco) l’invito è quello di andarne alla ricerca e conoscere maggiormente la città, vivendola in prima persona e dimenticando i servizi di geolocalizzazione. “Per me arte e urbanizzazione vanno di pari passo e bisogna integrare strutture necessarie dello spazio urbano. Visivamente il disegno rispecchia lo spazio in cui è inserito, come ad esempio l’angelo dinanzi la Chiesa di San Michele”, afferma Agnese Battistin.
Sul significato dell’arte si sono sviluppati nei secoli innumerevoli dibattiti ma, indubbiamente, in questo caso non si può non essere d’accordo sul perfetto esempio di integrazione, specie in una città multietnica come quella di Aprilia. A testimonianza di questo impegno si possono osservare le scritte dei vari nomi, stranieri e non. Innegabilmente i bambini sono la generazione del futuro, i cittadini del domani chiamati a rispondere ai dubbi del presente. Lo scenario mediale contemporaneo si configura come una nuova variabile del vivere sociale ma non bisogna mai dimenticare l’etica del rispetto, dentro e fuori lo spazio digitale vissuto anche dai bambini. L’arte, nei termini di Paul Klee, rende visibile ciò che non sempre lo è e, come conclude Agnese Battistin “Abituando il bambino a vedere questi arredi addobbati in maniera decorosa si trasmette il rispetto, oltre che della proprietà privata, del bene pubblico della città”.



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