Sei mesi di inibizione nei confronti di Fabio Lamesi e 1.000 euro di ammenda alla società “A.Palluzzi”. È questa la decisione assunta dal tribunale federale territoriale del Comitato Regionale del Lazio, chiamato ad esprimersi, per quanto di sua competenza, sulla dinamica che ha portato alla tragica morte di Matteo Pietrosanti, il 15enne di Bassiano morto il 3 marzo 2022 sul terreno di gioco dello stadio “D’Annibale” di Priverno dopo aver avuto un malore durante un allenamento con la sua squadra, i Giovanissimi della società sportiva Palluzzi.
Il I collegio presieduto da Giampaolo Pinto, con componenti Elena Caminiti, Giselda Torella e Livio Zaccagnini, ha deciso in base al deferimento della Procura Federale della Figc a carico di Fabio Lamesi, all’epoca dei fatti presidente dotato di poteri di rappresentanza della società sportiva privernese, per rispondere della violazione dell’art. 4, comma 1, del c.g.s. sia in via autonoma che in relazione a quanto previsto e disposto, in materia di utilizzo di defibrillatori semiautomatici ed automatici esterni. Proprio questo fattore, secondo chi sta cercando di far luce sulla vicenda, sarebbe stato determinante per il buon esito dei soccorsi rivolti nei confronti del giovane, che purtroppo ha perso la vita in quella circostanza.
Una inevitabile tragedia, un destino beffardo. Forse. Ma se così non fosse? Se qualcuno poteva intervenire prima e non l’ha fatto per negligenza? Se quel campo e quelle persone non fossero pronte ad un’evenienza simile? Ne siamo così sicuri? È per questo che la famiglia attende con ansia e preoccupazione questa nuova fase di un processo che rischia seriamente di non essere mai celebrato. Ne perderebbero tutti, la famiglia, gli amici, i compagni di squadra di Matteo non avrebbero quelle risposte che da quasi due anni cercano con insistenza e, probabilmente, quella morte non permetterebbe ad altri ragazzi di non avere la stessa tragica sorte. Il prossimo 3 febbraio scadranno i tempi per la proroga alle indagini accolta dal Pm che si sta occupando del caso e, a quel punto, la parola passerà alla giustizia ordinaria.




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