“Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America?” è l’ultimo regalo di Manzini al vicequestore Schiavone, omaggiando un film di Ettore Scola. Il viaggio e l’avventura tra Argentina, Messico e Costa Rica sarà lo snodo di un affetto che si sta trasformando in vendetta. La missione in America Latina non è ufficiale per Rocco Schiavone: vicequestore trasteverino in forza ad Aosta, conosciuto grazie alla fiction su Rai2 con la perfetta simbiosi trovata in Marco Giallini. L’impresa disperata alla ricerca dell’amico di una vita segue quanto accaduto in “Elp”, e Sebastiano da fidato alleato sparisce nel nulla, apparendo agli occhi di Rocco come un traditore, un Giuda moderno. Gli stessi amici, Furio (Mirko Frezza nella fiction) e Brizio (Tullio Sorrentino nella fiction), increduli della scoperta partono alla ricerca di Sebastiano per punirlo e chiedere spiegazioni in quel di Buenos Aires.
Rocco da un’iniziale sentimento di delusione e rabbia cambia idea per accodarsi agli amici, quelli veri, col desiderio di chiarire la situazione una volta per tutte. Come nella realtà il contesto dei loro movimenti non sarà il più semplice possibile: Argentina, Messico e Costa Rica si configurano come luoghi dal “profitto insensibile” alla delinquenza e alla sopraffazione (specie nei confronti delle donne). L’intento di Rocco è solo quello di fermare l’amico Furio in una missione che gli sembra del tutto inutile perché la questione Sebastiano era chiusa ancor prima della scomparsa. L’amicizia per Schiavone appare un legame indissolubile nato per affinità elettive, ci sarà quindi un motivo da cui deriva e per cui è sacrosanta. I 4 amici a tal proposito sembrano non avere il cuore per esternare i propri sentimenti, sono un po’ grezzi e la loro aggressività fisica e verbale ne è la chiave di lettura.
In questo scenario, in questa storia, con questi personaggi (che quanto sono lontani dalla realtà?) Manzini sembra constatare tristemente che, ad oggi, si vive alla volta del profitto, forse sulla falsa riga de “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo” di Weber. Non esiste più un umanesimo valoriale che metta al centro l’uomo e i suoi valori. Questa è solo la punta dell’iceberg specchio della società, e se l’ ”evoluzione” proseguirà di questo passo non ci sarà “scampo per nessuno”, anche perché (già ad ora) la via è quella di un non ritorno.




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