Nella giornata di martedì 10 ottobre si è tenuta presso l’Università degli Studi di Roma –La Sapienza– un incontro organizzato dalla cattedra di Teorie e Tecniche della Televisione, con la docente Gavrila e la presenza di diversi ospiti d’onore per trattare il tema delle professioniste della televisione e dell’immaginario femminile nel secondo dopoguerra italiano.
Opening act dell’incontro è spettato alla pioniera, come preferisce lei, dei Feminist Media Studies Milly Buonanno. Il suo intervento ha presentato la scena televisiva italiana: da Dada Grimaldi, Carla Ragionieri, Lyda Ripandelli per sottolineare la consapevolezza di queste donne di non poter avere la stessa facilità d’accesso nel mondo del cinema.
Lo spunto critico conclusivo porta a constatare una triste verità: “le donne non sono mai state assenti dal panorama televisivo, ma lo sono diventate”. La parte centrale dell’evento è stata affidata alla competenza di: Stephen Gundle, professore presso l’Università di Warwick. Il suo discorso parte con una “riflessione archeologica” su quali anni debbano essere intesi nello studio della televisione perché fanno parte della memoria collettiva solo gli anni 50’. La conversazione viene articolata in 3 punti: femminilità e visibilità nel periodo postguerra notando la presenza femminile nel periodo fascista; la tv come medium visuale diverso dal cinema poiché trae origine dalla radio; la figura dell’annunciatrice che viene presentata come una realtà non esclusiva del contesto italico perché presente anche altrove, come in Francia le speakerine.
La funzione delle annunciatrici era annunciare i palinsesti e i possibili cambiamenti, intervenendo nei momenti di interruzione. La trattazione si conclude con il riferimento alle “signorine buonasera” presentando gli aspetti peculiari del loro processo di selezione: figure “visibili ma non vistose, di buon gusto ma non di sex appeal”, donne cordiali, rispettabili nel portamento, caratterizzate dal biancore della pelle e dai capelli biondi (tratto di modernità e richiamo alle dive di Hollywood) che sono una realtà dirompente entrata nell’immaginario collettivo.
Chi se non meglio di Maria Giovanna Elmi e Rosanna Vaudetti si sarebbe potuto esprimere sul tema? Le due note “signorine buonasera” riprendono il discorso enfatizzando 2 aspetti: la dizione, perché rivolte alla popolazione italiana, la rappresentazione, che doveva ricordare una figura rispettabile come la sorella maggiore tipo, sostenendo che, ad oggi, sia più corretto parlare di evoluzione e non di ridimensionamento di una figura jolly del contesto televisivo.
L’epilogo dell’evento è stato assegnato alla docente Paola Panerese, la quale occupandosi di un insegnamento centrato sulla pubblicità propone il parallelismo con la figura delle donne stereotipate e “invisibilizzate” dai media come a dire che “le signorine buonasera erano visibili ma a certe condizioni”.
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