“BLONDE”, la stella più luminosa e sola del firmamento hollywoodiano

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BLONDE

Regia: Andrew Dominik
Genere: Biopic, drammatico
Interpreti: Ana de Armas (Norma Jean/Marilyn Monroe), Lily Fisher (Norma Jean bambina), Julianne Nicholson (Gladys), Xavier Samuel (Cass Chaplin), Evan Williams (Eddy Robinson Jr.), Bobby Cannavale (Joe DiMaggio), Adrien Brody (Arthur Miller)
Paese/Anno: U.S.A./2022
Durata: 165′
Dove vederlo: disponibile su Netflix dal 28 settembre

 

 

10/10

 

 

La vita di Norma Jean Mortenson è stata un inferno. Quella di Marilyn Monroe un incubo a occhi aperti. Privata di ogni affetto e della propria adolescenza, prigioniera di una madre in discesa verso la follia, annullata da un padre che non l’ha mai voluta, ma che lei stessa ha sempre desiderato e sognato come unico approdo verso la ricerca di un amore inafferrabile, la donna e icona protagonista del nuovo film di Andrew Dominik è un fantasma, l’incarnazione del desiderio sessuale, machista e perverso di tutti gli uomini del mondo e della predatoria industria dello spettacolo; un corpo da ingigantire per farne cartelloni pubblicitari, una diva vampirizzata dai flash fotografici, risucchiata dalle fauci deformi di fan invasati, un pezzo di carne da recapitare sul letto del presidente Kennedy.

Difatti, Dominik trae ispirazione dall’omonimo romanzo di Joyce Carol Oates, non per raccontare la vita e i successi dell’icona femminile per eccellenza del XX secolo, piuttosto per mostrarne la vita non vissuta o, senza girarci intorno, la vita che Norma Jean avrebbe desiderato, al posto di quella ottenuta da Marilyn. Ce lo dice già il titolo: “Blonde”. Nessun nome, nemmeno fittizio, solo una caratteristica, un colore, il colore, il simbolo di un’icona, la plastificazione di un’anima, la commercializzazione di un’identità. Blonde è anche un film di fantasia che prova a dare un senso alle fantasie e dietro quei sorrisi da diva e gli sguardi al miele, si nasconde una bambina impaurita, una giovane donna che non potrà mai condividere amore con un figlio suo, una ragazza scampata alla morte per mano di sua madre che cita Dostoevsky, che scrive poesie e diari, ma che viene considerata solo per il suo culo. Agli occhi del mondo Norma Jean non è mai esistita.

Dominik costruisce un film profondo e senza via d’uscita come un abisso, incollando la macchina da presa sugli sguardi alla deriva di Norma/Marilyn. Un film epocale, ora punto di riferimento a venire per ogni altra opera che avrà l’ardore di avvicinarsi nuovamente all’ingombrante figura di Marilyn. Un film spietato e opprimente come l’impossibilità di costruire una vita a colori, perché l’oscurità e il bianco e nero rappresentano lo spazio dentro il quale sono confinati gli spettri. Blonde è un horror malinconico – elevato dalla struggente colonna sonora di Nick Cave e Warren Ellis -, è l’eco di Mulholland Drive. È la marcia funebre dello sguardo che si accascia a terra, impotente, davanti al fallimento umano e alla morte dell’umanità della stella più luminosa e sola che sia mai esistita e di chi l’ha spenta.

Stefano Colagiovanni

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