È tempo di bilanci, umani e culturali. In un periodo complesso come quello attuale si continua a lavorare intensamente per contrastare l’intensità di fenomeni come quello della violenza sulle donne che sembra avere una recrudescenza, proprio dovuta alla pandemia. Ascoltiamo la voce di Anna Silvia Angelini, punto di riferimento sul territorio come presidente di Aide Nettuno APS associazione indipendente donne europee.
Il suo stile di intervento e il modo di relazionarsi con il mondo femminile è caratterizzato da un approccio a tutto tondo; la socialità e i suoi molteplici interessi sono la dimostrazione che bisogna uscire dai recinti ideologici e ricercare l’affermazione della femminilità in tutte le sue sfumature?
Il mio impegno nasce dal radicato rapporto di solidarietà che quotidianamente si cementa con le donne vittime di violenza. Le mie iniziative vertono non solo al rispetto dovuto ma anche all’affermazione del grosso potenziale che contraddistingue la donna, come essere universale. Accanto a fasce di popolazione femminile ancora crudelmente lasciate nell’ignoranza, è sorta una generazione di donne forti e consapevoli dell’importanza dell’affermazione dei propri diritti persino in un anno come questo, che sembra essere stato orribile per la causa dell’emancipazione femminile, con la recessione dovuta al Covid che sta annullando decenni di conquiste. Forse è arrivato il momento di dire che una coscienza nuova di quanto sia importante dare alle donne quello che è loro, esiste persino dove non ci aspetteremmo di trovarla. Ed è proprio nei momenti più difficili, quando tutto sembra perduto, che questa consapevolezza emerge forte e incomprimibile. Mi riferisco anche alla tragedia delle donne afghane, i cui pochi diritti conquistati negli anni in cui gli eserciti degli alleati hanno presidiato il territorio, sono adesso terribilmente in pericolo.
Anna Silvia, che tipo di impatto ha avuto e avrà secondo lei, il Covid sia rispetto al mondo della cultura che alle politiche di difesa sulle donne?
Le notizie di cronaca proprio degli ultimi mesi sono terribili, tanto da lasciare senza parole. Non bisogna però lasciarsi scoraggiare ma rilanciare una volta di più azioni e comportamenti che vadano nella direzione del raggiungimento della piena parità di genere e capaci di sconfiggere ogni tipo di violenza sulle donne. La violenza sulle donne è un fatto strutturale e culturale e oggi è ancora più importante parlarne e agire insieme per contrastare questo fenomeno. I dati purtroppo sono preoccupanti ed è fondamentale continuare a mantenere alta la guardia, continuando a lavorare con impegno e cura quotidiana sulla sensibilizzazione e prevenzione grazie alle azioni promosse da tante associazioni.
Il 2021 è stato per lei un anno importante per i tanti riconoscimenti ricevuti tra cui anche il premio dalla Regione Lazio per il suo libro “La violenza declinata” riguardante il tema degli abusi sulle donne. Quando l’uscita del suo Prossimo libro?
Il 2021 è stato un anno magnifico malgrado Il covid, mi ha dato molte soddisfazioni, ricevere riconoscimenti prestigiosi come il Premio Colosseo, il Premio dalla Regione Lazio e una grande gratificazione al lavoro svolto sul campo in questi otto anni. “La violenza declinata” è la testimonianza di questo percorso. A marzo del 2022 uscirà il mio prossimo libro “Legate da un sottile filo rosso” edito da Bertoni che è stato presentato in anteprima ad agosto in occasione del festival “Giallo Trasimeno”. Il libro è una ricerca storica sulle cause del femminicidio partendo da cinque storie di violenza dove le protagoniste riescono tutte a salvarsi e proprio su questo si focalizza il libro: “sulla prevenzione”. Perchè dalla violenza se ne può uscire. Il libro verrà presentato il 14 marzo presso la sala Mechelli della Regione Lazio in via della Pisana a Roma.
A che punto siamo in merito alla protezione sulle donne vittime di violenza?
Siamo ancora in alto mare poiché ancora oggi la semantica legislativa conserva una dialettica machista. È evidente da quello che ci riporta la cronaca di quanto siano tutti bravi a dire “NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE” ma nella pratica, dove ci dovrebbe essere coesioni di intenti poi nessuno fa nulla di concreto, è ora di renderci conto che le donne dopo la denuncia vengono lasciate sole dalle istituzioni, insomma nessuno le protegge. Ancora c’è molta strada da fare, noi donne ci dobbiamo liberare dei stereotipi, tra cui quello che considera l’uomo un essere superiore senza il quale la donna non possa vivere. L’unica forma di difesa è la prevenzione. È necessario un cambiamento dei modelli educativi, in quanto il problema è che gli stereotipi di genere agiscono anche sulle donne. Spesso i loro nemici sono le donne stesse, aggrappate a modelli educativi antichi e quegli stessi modelli li trasmettono alle nuove generazioni. Alle ragazze va insegnato l’importanza dell’indipendenza economica e l’autostima di se stesse.
Lei è anche ideatrice e promotrice del prestigioso premio “Donna d’Autore”. Di che tipo di premio si tratta? E quando sarà la prossima edizione?
Il premio “Donna d’Autore nasce dall’esigenza di porre in evidenza le capacità e l’impegno che le donne imprimono a caratteri cubitali nell’animo della società, troppo spesso distratta dai soli successi maschili. Premia eccellenze femminili in vari campi artistici. Il Premio nasce nel 2013 con l’intento di celebrare l’unicità e il valore delle donne, individuando le eccellenze dell’universo femminile che si sono distinte per talento e per generosità nel campo dell’arte, della moda, giornalismo, cinema, teatro, letteratura, imprenditoria e del sociale. Purtroppo il Covid ha distratto e ritardato qualunque provvedimento a che si realizzino le proposte e i progetti che caratterizzano le nostre attività, tra cui anche il Premio Donna D’autore. Il Premio giunto alla settima edizione tornerà a fine giugno, con un evento in grande stile a Roma. Per luglio è prevista anche la terza edizione del Premio alle arti, che ha riscosso un grande successo già dalla prima edizione.
Coniugare la difesa dei diritti con l’affermazione della femminilità e della solidarietà femminile è la sua filosofia di vita, qual è la sua personale esperienza di donna?
Le mie esperienze di donna nascono dalla volontà di dimostrare che donna non vuol dire “seconda” bensì uguale nei diritti etici, politici ma soprattutto umani. La donna che riconosce la sua femminilità e la estende oltre la cerchia familiare, contribuisce in una certa misura alla guarigione di una società che mostra sintomi di stanchezza e malessere. Le donne hanno bisogno di recuperare il potenziale femminile. In realtà, anche gli uomini hanno bisogno di riconoscere questa dimensione nel loro essere, per proseguire nel processo di maturazione. Sia come uomini che come donne, quando ignoriamo il potenziale femminile, dimentichiamo la fonte di creatività che siamo. La femminilità, nella sua stessa essenza, costituisce il ponte verso la dimensione transpersonale dell’esistenza.