«Parliamo di una riforma incompleta, parziale e dannosa per la rappresentanza che otterrà solo una riduzione di costi irrisoria. Il rapporto nella rappresentanza dei territori diverrebbe sproporzionato: gli attuali 630 deputati garantiscono all’Italia una rappresentanza di un deputato ogni 96mila abitanti; con la riforma invece ogni deputato dovrà rappresentare 151mila cittadini: diventeremmo il Paese col rapporto più elevato fra eletti ed elettori tra gli Stati Ue, con l’Italia al primo posto. Davvero un triste primato», ha dichiarato Valeria Campagna, del gruppo LBC.
Campagna ha poi analizzato tutti i difetti che la vittoria del “Si” comporterebbe: «Nel Lazio perderemmo circa il 37% dei rappresentanti (da 58 a 36 alla Camera e da 28 a 18 al Senato). Questo comporterà un ulteriore problema di contatto con gli elettori, già in larga parte profondamente delusi ed è proprio questa – la delusione – una delle leve di questo referendum. Il risultato porterà ancora più malcontento: le candidature più facoltose saranno favorite, determinando il potere nelle mani di pochi, di chi magari lo ha già e che resterà sempre più “aggrappato alla poltrona” a discapito anche di un ricambio generazionale.
Un secondo aspetto riguarda il ruolo delle segreterie di partito e del controllo sempre più forte che avranno nella formazione delle liste. Il problema della rappresentanza in Italia è nella qualità, non nella quantità.
Una domanda mi pongo come giovane e come donna impegnata in politica, e prima ancora da cittadina. Quanto spazio ci sarà per il merito, per i giovani, per le donne, per le minoranze nelle liste dei partiti se dovesse passare la riforma? Aumenterà il potere dei leader e ci sarà una penalizzazione del pluralismo: questa la risposta che mi do, e mi sembra una conseguenza importante e da non sottovalutare.
In conclusione non sembra esserci una contropartita sufficiente per giustificare tutto questo. Non c’è dal punto di vista del funzionamento e dell’efficienza del Parlamento, ma neanche da quello di un presunto risparmio economico. Vale molto di più la democrazia. Il mio voto quindi sarà No».