Sezze si veste di verde. Ma non in occasione delle feste natalizie, piuttosto per allinearsi con l’onda lunga della battaglia per la salvaguardia ambientale deflagrata da alcuni mesi a questa parte in lungo e in largo per tutto il pianeta Terra, che continua a inviarci segnali allarmanti, conseguenze di una gestione delle risorse naturali per mano dell’uomo a dir poco scellerata. Sezze si veste di verde come ambasciatrice della prima edizione del Lazio Green Film Fest, una rassegna cinematografica messa letteralmente in piedi dall’associazione no-profit eARTh che, dopo svariati e fallimentari tentativi di portare all’attenzione di concorsi più accreditati e addetti specializzati del settore diverse opere cinematografiche in linea con la tematica ecologista, ha finalmente trovato il proprio punto d’atterraggio nel comune pontino. Dal 19 al 21 dicembre, tre giorni dedicati a proiezioni e riflessioni sull’allertante condizione del nostro pianeta, riservata sia ai molti alunni delle scuole non solo setine, ma di altri limitrofi comuni dei Lepini, sia al pubblico di ogni età; perché non c’é peggior cieco di chi non vuol vedere o faccia finta di non accorgersi dell’allarme rosso che il nostro pianeta sta lanciando da tempo. E riuscirci attraverso il cinema é per Pierluigi Marchionne, deus ex machina dell’intero festival e per Giancarlo Loffarelli, direttore artistico della manifestazione, un’operazione di forte impatto, in grado di canalizzare l’attenzione e la sensibilità di giovani e non. Diversi volti istituzionali erano presenti nel tardo pomeriggio di venerdì 21, all’interno dell’incantevole auditorium San Michele Arcangelo di Sezze: dal sindaco Sergio Di Raimo, all’assessore all’ambiente della Regione Lazio Enrica Onorati; dall’onorevole Sesa Amici, al consigliere regionale Salvatore La Penna, e ancora il direttore della Compagnia dei Lepini, Fabrizio Di Sauro e Francesco Marcone, presidente di Oasi WWF Italia, giusto per citarne alcuni; tutti loro, insieme ad altre cariche istituzionali si sono prestati a celebrare i vincitori dei vari premi indetti per il festival, guidati dalla voce gentile della giornalista Livia Azzariti e accolti dai disponibili ragazzi dell’istituto alberghiero di Sezze. Per i tre premi principali, chiamati Golden Leaf, sono stati scelti dalla giuria presieduta da Rosalba Giugni, Catello Masullo, Elisabetta Ferraccini, Alberto Masi, Adriano Morabito, Andrea Scarpa, Fabio Torricelli e Pierre Marchionne, il lungometraggio di finzione “The man of trees”, diretto da Salvatore Manca, un ritratto dolce e attento dello scrittore francese Jean Giono, conosciuto come “l’uomo che piantava gli alberi”, famoso per essersi allontanato dal mondo metropolitano per dedicarsi a questa sacra e umile missione, considerata da lui stesso un atto d’amore, fondamentale per svegliare le coscienze e rinvigorire il rispetto che tutti dobbiamo a Madre Natura; “The man of trees” é un film aggraziato e potente al tempo stesso, che sfrutta immaginifici toni onirici per raccontare con semplicità la straordinaria missione di un artista visionario. Il premio per il miglior documentario va, invece, a “Wetlands, the legacy of Luc Hoffmann”, diretto da Stephan Ritz, che narra la vita arzigogolata di Luc Hoffmann, scienziato e ornitologo pioniere degli studi ambientali, dedicati alla salvaguardia dell’ecosistema; grazie a questa accorata ricostruzione, Ritz alterna frammenti di puro cinema biografico, a feroci inchieste immersive nei territori che per primi hanno ricevuto le attenzioni dello scienziato e che, ancora oggi, deambulano in uno stato precario di sostenibilità ambientale. Se l’opera di Manca aveva il compito di “attaccare” emotivamente l’animo dello spettatore, questa di Ritz percuote le coscienze e illustra pagine di capitale importanza di un gran pezzo di storia recente. Infine, il miglior cortometraggio va ad Edoardo Viterbori per il suo “Acquamara”, una riflessione un tantino facilona e riduttiva, ma comunque incisiva, del cinismo dell’uomo nel microcosmo marinaro laziale, che mette troppa carne al fuoco – la condizione precaria dei pescatori, l’amore fallace di una giovane coppia -, ma prova a incutere timore nello spettatore, grazie a un finale atroce. Molte le visioni convincenti nell’arco dell’intero festival, giunte da artisti e comunità in ogni parte del pianeta, per una partecipazione globale, che ha testimoniato quanto quello della salvaguardia ambientale é un tema a cui in molti, associazioni e privati, sentono il dovere di prestare energie e sentimenti. Ma per ogni grande cambiamento, occorre iniziare sempre a piccoli passi, con l’auspicio che gli amministratori presenti al San Michele Arcangelo lo scorso venerdì 21 dicembre, vengano rianimati dallo stesso, febbrile impeto di coloro che, come gli eroi protagonisti del Lazio Green Film Fest, hanno agito per rendere il nostro pianeta un posto migliore, come merita di essere.
PREMIO MARE: “Only one world left”, Alica Abaci
PREMIO GREEN: “All eyes on the Amazon”, Andrea Marinelli
PREMIO TERRA: “Queen without land”, Asgeir Helgestad
PREMIO FUOCO: “Finché c’é acqua c’é speranza”, Massimo Bevacqua
PREMIO NATURA: “Una favola per natura”, Stefano De Felici
PREMIO ACQUA: “Di chi é la Terra?”, Daniela Giordano Castorino
PREMIO DEL PUBBLICO: “Asi vas el mondo”, Andrea Álvarez Sánchez
Stefano Colagiovanni












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