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Lettura: Cori, l’‘Anima’ di Ilaria di Roberto al Museo della Città e del Territorio
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Mondoreale > Blog > Cultura & Eventi > Cori, l’‘Anima’ di Ilaria di Roberto al Museo della Città e del Territorio
Cultura & Eventi

Cori, l’‘Anima’ di Ilaria di Roberto al Museo della Città e del Territorio

Ultimo aggiornamento: 30 Marzo 2017 9:47
Simone Di Giulio Pubblicato 31 Marzo 2017
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Sabato 1° Aprile, alle ore 16:00, la sala conferenze del Museo della Città e del Territorio di Cori ospiterà Ilaria Di Roberto con la sua opera prima ‘Anima’, data alle stampe dalla casa editrice scozzese Black Wolf Edition and Publishing LTD, abituata a pensare ‘out of the box’ e a realizzare progetti non stereotipati, investendo nella creatività e nel talento emergente di voci fuori dal coro. E la giovane scrittrice corese non sta deludendo le aspettative riposte oltremanica nella sua autobiografia in versi che racconta la sinusoide dei suoi primi 27 anni di vita. Dopo un’infanzia serena, che la vedeva già leggere e scrivere a soli 3 anni sotto la guida attenta della mamma, ha dovuto affrontare dure prove, come l’abbandono del padre e l’anoressia, risorgendo infine come l’araba fenice. Le sue 35 poesie sono altrettanti fiori di loto, che crescono tanto più belli quanto più brutto è il loro habitat naturale. Sono il simbolo di una rinascita umana, che affonda le sue radici nel fango, da cui ha trovato nutrimento il dolore, che pian piano si è trasformato in coraggio e speranza, grazie alla comprensione delle proprie sofferenze e alla forza di sradicarsi da quelle paludi che risucchiano anche l’anima. Se ne parlerà insieme al giornalista Emilio Magliano, che spiega – “la poesia di Ilaria è un volo di gabbiano tra i marosi dell’anima e della natura. Di gabbiano perché libero nella metrica, che l’entusiasmo e la giovane età le consente, ma soprattutto perché scruta la superfice delle cose che ci appaiono, riesce ad offrire una panoramica di sentimenti, memoria, speranze, di elementi naturali, per poi lanciarsi giù, nelle profondità dell’anima, nell’essenza, oltre le apparenze, senza temere di fissare l’abisso della propria anima e di quella altrui, consapevole del pericolo avvertito da Nietzsche che ‘se fissi l’abisso, l’abisso fissa te’. Del resto – prosegue Magliano – la poesia, è una sfida, in tutti i sensi. Lo è sempre stata rispetto alla letteratura e alla narrativa in genere. In modo particolare lo è in questi tempi tecnologici, così diversi dai versi, così lontani dalla riflessione lenta e intensa su ciò che siamo e sul senso della vita. Un’epoca nella quale le ultime generazioni sembrano non porsi più domande. La poetica di Ilaria, che nasce e si nutre in un contesto corese ricco di iniziative culturali, che vedono tanti giovani protagonisti, ha alcune sfide in più. Quali? – Le tematiche, nelle quali si intravede interesse per la spiritualità, un rapporto intimo e fecondo con la natura, ai limiti di una vocazione celtica, non privo di fascinazione, che traspare qua e là, verso le culture pagane ed esoteriche. Ma c’è una sfida ulteriore: la scelta di una ragazza di rivolgersi alla poesia come forma di liberazione e di libertà. Libertà di esprimersi e liberazione dalle ‘profondità delle devastazioni morali’. La poesia aiuta Ilaria a risalire, ad uscire dalla sabbie mobili, sino a diventare un punto di luce e poi una fonte di energia”.

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