Fazzone indicato dal suo partito come membro della commissione Antimafia? A molti questa decisione è sembrata quantomeno azzardata, complice soprattutto la posizione equivoca tenuta dal senatore del PdL durante il periodo in cui Maroni chiese lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Fondi. Appena trapelata la possibilità della sua nomina c’è stata subito una forte presa di posizione del Partito Democratico, poi del Movimento 5 Stelle i cui rappresentanti hanno scritto a Pietro Grasso una lettera nella quale si legge: “Il senatore Giovanni Bilardi (Gal), già consigliere regionale per la Lista Scopelliti Presidente, della quale è stato coordinatore e capogruppo, è indagato dalla Procura di Reggio Calabria per peculato, falso e truffa. Claudio Fazzone, invece, è sotto giudizio davanti al tribunale di Latina per abuso d’ufficio”. Ma c’è anche chi difende Claudio Fazzone, come il consigliere regionale del PdL Giuseppe Simeone, che in una nota afferma: “Non comprendo, anzi sono stupito, di avversari politici che sindacano sempre le scelte del PdL che dal canto suo non ricambia la ‘cortesia’. La scelta di indicare Fazzone in commissione Antimafia risponde al bisogno che ha il nostro territorio di avere risposte sul fronte di lotta al crimine organizzato seria e non retorica. La retorica che vede sempre gli avversari politici ‘sporchi’ e se stessi immacolati, come se una diversa visione della politica fosse una eresia rispetto alla ortodossia della sinistra. Non esistono neanche per ipotesi fatti ostativi alla nomina di Fazzone, non esistono neanche elementi di opportunità etica e politica. L’azione di Claudio Fazzone – prosegue Simeone – si svolge alla luce del sole dentro un unico tema discriminante, che è la base della democrazia occidentale, il consenso. Personalmente plaudo a questa nomina, credo che la sua conoscenza dei bisogni delle nostre comunità sia un elemento che, da solo, giustifica la scelta e la rende anche opportuna. Le vicende evocate dai nostri avversari sono vicende di carta, vicende di letteratura. Credere a questi polveroni sarebbe come credere all’esistenza delle fate perché ci sono le fiabe. E le fiabe qui sono quelle di avversari politici che, privi di consenso, richiamano pretese superiorità etiche che non esistono. Se la colpa di Fazzone – conclude la nota del consigliere regionale del Popolo della Libertà – è quella di avere consenso, è colpevole, ma con lui è rea la democrazia alla sua radice. Il resto sono parole al vento, brutte parole che qualifica una idea della convivenza civile che non guarda i fatti ma segue i percorsi del venticello della calunnia, questo sì mafioso perché la mafia è ricatto degli onesti”.