SICILIA – Nonostante la tragedia di Lampedusa non si fermano i tentativi di sbarco sulle coste italiane attraverso il canale di Sicilia. Oltre cinquecento profughi sono stati soccorsi da alcune navi mercantili in cinque diverse operazioni coordinate dalla Centrale operativa della Guardia Costiera. Il primo intervento ha riguardato due gommoni con, rispettivamente, 109 e 101 migranti che ieri avevano lanciato l’allarme con un telefono satellitare mentre si trovavano ancora in acque libiche. Sono stati raccolti dalla nave maltese Gaz Victory che in questo momento sta facendo rotta verso il porto di Trapani. Altri 118 profughi sono stati tratti in salvo dalla nave Atlantic Acanthus, diretta verso Porto Empedocle. Due imbarcazioni con 65 e 110 immigrati sono state infine soccorse prima dalla nave Lybra della Marina Militare e successivamente dal rimorchiatore Asso 30, che li ha presi a bordo e sta dirigendosi verso il porto di Siracusa. Intanto, dopo 8 giorni di ricerche, il barcone della morte ha smesso di restituire cadaveri: non ci sono più corpi all’interno del peschereccio naufragato davanti a Cala Croce lo scorso 3 ottobre. Le ricerche all’interno del peschereccio sono state dichiarate ufficialmente concluse nel pomeriggio: “Al termine delle immersioni da parte dei palombari della Marina e dei sub della Guardia Costiera, dei Vigili del Fuoco, della Guardia di Finanza e dei Carabinieri – dicono le Capitanerie – si può affermare che all’interno del peschereccio non sono presenti altri corpi”. Il tragico bilancio, quindi, è di 311 morti e 155 sopravvissuti. Stando alle testimonianze dei migranti sul barcone c’erano 518 persone, quindi all’appello ne mancherebbero ancora 52. Corpi che potrebbero essere stati portati al largo dalla corrente.