Cinquanta anni da una tragedia costata la vita a 1910 persone (uomini, donne, vecchi e bambini) sommerse da un misto di acqua e fango immenso e creato dall’uomo. Un paese, quello di Longarone, cancellato dall’esondazione del Vajont il torrente che scorre nella valle di Erto e Casso per confluire nel Piave, davanti appunto a Longarone e a Castellavazzo, in provincia di Belluno. Lì venne costruita una diga immensa, che determinò la frana del monte Toc nel lago artificiale. La sera del 9 ottobre 1963 si elevò un immane ondata, che seminò ovunque morte e desolazione. La stima più attendibile è, a tutt’oggi, di 1910 vittime. Dietro la tragedia, la sciagurata mano umana per tre motivi: la valle non era idonea sotto il profilo geologico; la quota del lago artificiale è stata innalzata oltre i margini di sicurezza; la sera del 9 ottobre non è stato dato l’allarme per attivare l’evacuazione in massa delle popolazioni residenti nelle zone a rischio di inondazione.