La Fiducia Tradita di una Vita di Servizio
Immaginate di aver dedicato una vita intera al servizio dello Stato, calcolando ogni passo verso la meritata pensione. Poi, all’arrivo del primo cedolino, vi ritrovate a fissare cifre che non tornano, voci di calcolo criptiche e la sensazione amarissima che anni di contributi e sacrifici siano stati liquidati con un calcolo parziale e arbitrario. È la frustrazione che in questo periodo sta spingendo decine di pensionati della Polizia di Stato a intraprendere azioni legali formali contro l’INPS: una battaglia che non riguarda solo il danno finanziario, ma il diritto fondamentale alla trasparenza sulle spettanze maturate dopo decenni di servizio.
L’INPS Diffidata per Arretrati Mancanti
La vicenda, sollevata da una diffida e messa in morarecentemente inviata all’INPS, riguarda l’applicazione incompleta degli incrementi contrattuali previsti dal D.P.R. 20 aprile 2022, n. 57 (relativo al triennio 2019-2021 per il personale). Diversi pensionati hanno rilevato “palesi discrasie” tra quanto dovuto in base alla normativa e quanto effettivamente erogato sul trattamento di pensione di vecchiaia, in particolare riguardo all’aumento contrattuale spettante. La documentazione INPS, in molti casi, mostrerebbe voci di liquidazione “generiche e prive di trasparenza contabile”.
Cifre in Disaccordo e l’Ombra della Non-Motivazione
Il cuore della controversia risiede in un notevole divario finanziario che si ripete in numerosi casi. Secondo il D.P.R. 57/2022, l’aumento contrattuale dovuto, che tiene conto di voci specifiche come la Maggiorazione 18%, il Moltiplicatore, l’aggiornamento dei sei scatti e l’Aumento Pensione Privilegiata, ammonterebbe a circa 108,00 euro lordi mensili.
A fronte di tale diritto, le liquidazioni effettuate dall’INPS risultano essere significativamente inferiori – in alcuni casi, come evidenziato dalle diffide, pari a 40,75 euro lordi o persino ridotte a soli 27,20 euro lordi mensili, configurando una riduzione che supera il 70% dell’importo dovuto. Questa differenza, definita dai legali come “ingiustificata e non motivata”, crea un danno economico diretto.
A peggiorare il quadro, la denuncia collettiva riguarda la totale opacità dei documenti: i cedolini analizzati mostrano gli arretrati con diciture molto generiche come “Arretrati A.C.”, “Arretrati A.P” e “Contratto”, rendendo di fatto impossibile la verifica delle spettanze. L’assenza di motivazione e di criteri di calcolo viola palesemente principi fondamentali sanciti dalla Legge 241/1990 (trasparenza e buon andamento) e dall’Art. 97 della Costituzione (imparzialità e correttezza).
L’Ultimatum e l’Azione Legale Imminente
I pensionati che si stanno mobilitando esigono chiarezza immediata e il ripristino delle spettanze. Le diffide formalmente inviate richiedono all’INPS di provvedere entro trenta giornidal ricevimento della comunicazione:
- Ricalcolare integralmente il trattamento pensionistico applicando l’aumento contrattuale in piena conformità all’art. 3 comma 2 del D.P.R. 57/2022.
- Erogare tutti gli arretrati dovuti, pari alla differenza fra quanto spettante e quanto liquidato.
I diffidanti hanno già annunciato che, decorso inutilmente il termine, ricorreranno alle competenti sedi giurisdizionali, segnalando eventuali profili di responsabilità amministrativo-contabile direttamente alla Corte dei Conti. Una battaglia che non riguarda solo i numeri, ma l’affermazione della fondamentale necessità di chiarezza e correttezza nei rapporti tra l’Ente previdenziale e i cittadini che hanno contribuito per una vita intera.


