All’esterno appariva come un normale stabile residenziale, ma al suo interno esisteva un sistema organizzato e blindato per la vendita di stupefacenti. In via Rosario Livatino, a Nettuno, un appartamento era stato adattato per operare come centro di spaccio protetto, dotato di barriere fisiche e strumenti di controllo capaci di rendere difficili interventi improvvisi. Grate metalliche, videocamere e una gestione attenta degli accessi consentivano all’attività illegale di confondersi con la quotidianità del quartiere, a pochi passi da diversi plessi scolastici.
L’operazione è il risultato di un’indagine condotta dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia dei Carabinieri di Anzio, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Velletri. Gli accertamenti hanno portato all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tre soggetti: un uomo di 43 anni residente a Nettuno, un 35enne originario di Artena e un giovane di 18 anni, anch’egli di Nettuno.
I tre erano già finiti in manette in precedenza per episodi di spaccio, ma l’approfondimento delle indagini ha fatto emergere una struttura più articolata e duratura rispetto a quanto inizialmente ipotizzato. Gli inquirenti hanno ricostruito un’evoluzione progressiva delle modalità operative, studiate per ridurre i rischi e garantire continuità all’attività.
Nella fase iniziale, le cessioni di droga avvenivano sul ballatoio esterno del complesso. I clienti venivano guidati passo dopo passo grazie a un sistema di sorveglianza umana: soggetti incaricati di osservare i movimenti nei punti chiave dello stabile segnalavano eventuali presenze sospette o l’arrivo delle forze dell’ordine. A rafforzare il controllo c’era anche un impianto di videosorveglianza, installato per coprire ingressi, scale e aree comuni.
Col tempo, però, la base operativa è stata spostata all’interno di un’abitazione, riorganizzata per funzionare come un ambiente difensivo. L’appartamento era stato modificato con inferriate su porte e finestre, utilizzate come unico canale per lo scambio della droga, limitando ogni contatto diretto e impedendo l’accesso dall’esterno. La configurazione degli spazi e le soluzioni adottate lasciavano intendere una pianificazione mirata a resistere a eventuali controlli improvvisi.
A complicare ulteriormente la posizione degli indagati è l’aggravante contestata ai due maggiorenni, ritenuti responsabili di aver coinvolto il più giovane quando non aveva ancora compiuto la maggiore età. Un aspetto ritenuto particolarmente allarmante dagli inquirenti, soprattutto per la collocazione dell’edificio in un’area frequentata quotidianamente da studenti.
Con l’esecuzione del provvedimento cautelare, il 18enne è stato trasferito nel carcere di Velletri, dove si trovano già gli altri due indagati, ora a disposizione dell’autorità giudiziaria. Le indagini restano aperte: gli investigatori stanno valutando se quello stabile abbia rappresentato, per un periodo prolungato, un punto di riferimento stabile per lo spaccio sul territorio.


