La nuova classifica sulla qualità della vita nelle province italiane fotografa una realtà poco incoraggiante per Latina, che quest’anno scende all’83° posto su 107. Un risultato che non sorprende gli osservatori locali, ma che conferma un trend negativo ormai radicato. L’indagine, condotta su 90 indicatori distribuiti in sei ambiti principali, evidenzia ancora una volta come il territorio soffra soprattutto sul fronte economico, dei servizi e delle dinamiche sociali.
Il capitolo legato alla ricchezza mette subito in luce uno dei problemi centrali: la provincia si colloca solamente all’86° posto per reddito e consumi. Le famiglie continuano a dover fare i conti con un potere d’acquisto ridotto, in un contesto in cui i prezzi crescono ma i salari non seguono lo stesso ritmo. L’effetto è un rallentamento dei consumi e una sensazione diffusa di instabilità economica, che pesa sulla vita quotidiana e sulle scelte di lungo periodo.
Ancora più preoccupante è la situazione nella categoria “ambiente e servizi”, dove Latina precipita al 91° posto. È qui che si concentrano molte delle criticità che determinano la percezione di scarsa vivibilità: trasporti pubblici insufficienti, verde urbano limitato, infrastrutture poco moderne, difficoltà nella gestione dei rifiuti e una manutenzione urbana non adeguata rappresentano un insieme di fattori che condiziona la qualità del contesto cittadino e dei centri della provincia. È un deficit strutturale che richiede investimenti massicci e continui, e che troppo spesso è stato affrontato con interventi parziali.
Il dato sociale non offre un quadro più rassicurante. Per quanto Latina si posizioni al 71° posto nella voce “demografia e società”, il dettaglio per fasce d’età rivela un disagio molto più marcato. Tra i giovani, la provincia scende fino al 103° posto, segnale di un territorio che fatica ad attirare e trattenere la nuova generazione. La scarsità di opportunità professionali e culturali, il basso numero di laureati e la mancanza di spazi adeguati all’aggregazione contribuiscono a un clima di sfiducia che spinge molti a cercare altrove prospettive migliori. Neppure la condizione dei bambini appare più solida: Latina, infatti, si attesta solo al 96° posto, penalizzata da servizi scolastici incompleti, un numero insufficiente di pediatri e spazi verdi poco attrezzati.
In questo quadro complessivamente fragile, si intravede comunque un comparto relativamente più stabile: quello di affari e lavoro, dove la provincia raggiunge il 59° posto. La presenza di settori produttivi forti, come l’agroalimentare e la farmaceutica, insieme alla vitalità di molte piccole imprese, indica che il territorio conserva un potenziale economico significativo. Tuttavia, la persistenza di salari bassi, precarietà e scarsa partecipazione femminile al mercato del lavoro limita la portata di questo punto di forza, impedendogli di tradursi in un miglioramento reale del benessere generale.
Le ricadute di questo quadro si avvertono chiaramente nella vita dei cittadini. Giovani e famiglie percepiscono una mancanza di opportunità e servizi adeguati, mentre le fasce più fragili soffrono l’insufficienza del welfare locale. Il territorio fatica ad attrarre nuovi residenti e investimenti, mentre il potere d’acquisto ridotto continua a indebolire il tessuto sociale e commerciale.
La discesa all’83° posto, dunque, non è soltanto una fotografia statistica, ma il riflesso di un territorio che ha urgente bisogno di interventi di rilancio. Serve una strategia di lungo periodo, capace di affrontare con decisione le carenze strutturali, rilanciare i servizi pubblici, modernizzare le infrastrutture e investire su giovani, famiglie e istruzione. Latina ha risorse e potenzialità, ma per tradurle in una reale qualità della vita occorre una visione più solida e una programmazione continuativa. Solo così la provincia potrà invertire un trend che da troppo tempo la relega nelle posizioni basse delle graduatorie nazionali.


