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Lettura: APRILIA | Inquinamento e salute, l’associazione Libera chiede verità sui rischi legati ai rifiuti
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Mondoreale > Blog > Attualità > APRILIA | Inquinamento e salute, l’associazione Libera chiede verità sui rischi legati ai rifiuti
Attualità

APRILIA | Inquinamento e salute, l’associazione Libera chiede verità sui rischi legati ai rifiuti

Ultimo aggiornamento: 13 Dicembre 2025 9:53
Redazione Pubblicato 13 Dicembre 2025
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L’Associazione Aprilia Libera si stringe con abbraccio solidale attorno alla famiglia della presidente Katia Mantovani per la perdita del papà Natalino. L’ennesimo caso di malattia oncologica (Linfoma di Hodgkin) a Campoverde-Sacida. Però stavolta non vogliamo che un silenzio omertoso taccia la verità. Diversi sono gli effetti sulla salute riscontrati e documentati (come sotto riportato) dalla vicinanza agli impianti per rifiuti, in particolare nel raggio di 100 m e dell’esposizione delle polveri sottili.

Nel caso della Terra dei fuochi l’ISS ha riscontrato tumori a fegato, mammella e vescica, linfomi non Hodgkin, malformazioni congenite, leucemie, eccessi significativi di mortalità per il tumore del polmone. Per i PM 10 le polveri sottili, non è sufficiente come spiega l’OMS, il rispetto dei valori di legge italiana, essendo per l’OMS, i limiti di esposizione molto più bassi per evitare danni alla salute. L’Agenzia
Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato l’inquinamento dell’aria (di cui il particolato atmosferico è un indicatore) nel Gruppo 1, vale a dire tra le sostanze cancerogene per l’uomo.

Nel caso del comune di Aprilia, le esposizioni nel tempo sono superiori al limite annuale di 20 PM 10, che solo quest’anno è esattamente al limite consigliato, anche se per 20 giorni i dati dei PM 10 per la centralina di Aprilia non sono stati disponibili. Guarda caso non lo erano disponibili proprio ieri, quando le altre centraline hanno evidenziato lo sforamento giornaliero. Negli anni precedenti l’esposizione è stata sicuramente superiore ai valori indicati da OMS: la media era di 23 PM 10 nel 2024, 22 nel 2023, 23 nel 2022, 2021, 22 nel 2020, 23 nel 2019. 20 volte non disponibili nel 2025 i dati della stazione di Aprilia, l’unica operativa, nonostante le promesse, le richieste, le segnalazioni di situazioni fortemente impattanti da monitorare. Media annuale 20 PM 101 La media era di 23 PM 10 nel 2024, 22 nel 2023, 23 nel 2022, 2021, 22 nel 2020, 23 nel 2019 della tabella dell’OMS2.

Nel 2005 l’OMS ha aggiornato le linee guida per la qualità dell’aria in riferimento a: particolato (PM10 e PM2.5), ozono, biossido di azoto e biossido di zolfo. Le linee guida (edizione 2000 e 2005) riportano valori guida, cioè concentrazioni in aria di inquinanti, associate a tempi di esposizione, al di sotto delle quali non sono attesi effetti avversi per la salute, secondo le evidenze scientifiche disponibili. PM10 20 mg/m3 50 mg/m3 annuale 24 ore PM2.5 10 mg/m3 25 mg/m3 annuale 24 ore. PM10 3

Il PM10 è presente nell’aria a seguito di: eventi naturali, come l’erosione, causata dal vento, di rocce ed altre superfici, la formazione di aerosol marino, le tempeste di polvere, gli incendi o la fuoriuscita di gas dai vulcani, attività umane che utilizzano combustibili fossili o biomasse, come nelle lavorazioni artigianali ed in quelle industriali (ad esempio nelle centrali termoelettriche, raffinerie, nelle industrie chimiche, del cemento e dell’acciaio), ma anche in attività quotidiane come cucinare, riscaldare, trasportare merci o utilizzare
veicoli a motore.

Il PM10 è infatti uno dei principali componenti dei gas di scarico degli autoveicoli, degli impianti industriali e delle emissioni portuali. Il particolato atmosferico rimane nell’aria per un tempo abbastanza lungo e può, quindi, essere trasportato anche per grandi distanze. Fenomeni atmosferici come il vento e la pioggia aiutano a diluire ed abbassare i livelli di PM10 nell’aria, facendolo ricadere e depositare al suolo. Il particolato atmosferico presenta una differente tossicità a seconda della provenienza. Ad esempio, quello derivato da attività umane è generalmente più tossico rispetto a quello determinato da fenomeni naturali.

Il PM10 causa diversi effetti sulla salute tra cui molti disturbi collegati all’apparato respiratorio. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato l’inquinamento dell’aria (di cui il particolato atmosferico è un indicatore) nel Gruppo 1, vale a dire tra le sostanze cancerogene per l’uomo. Rischio biologico rifiuti urbani: focus sugli agenti biologici 4 All’interno di un impianto di trattamento RSU le sorgenti di rischio sono rappresentate da: rifiuti trattati, polveri, superfici che vengono contaminate, artropodi, roditori e aerosol.

Il rischio biologico si sviluppa al momento della ricezione dei rifiuti, durante il loro trasporto a causa dell’uso di mezzi non adeguatamente attrezzati (assenza di un sistema di filtraggio all’interno della cabina) e durante le attività di manutenzione e pulizia. Gli agenti biologici potenzialmente presenti sono i seguenti: Virus: enterovirus; Funghi: Cladosporium spp., Penicillium spp., Alternaria alternata, Fusarium spp., Aspergillus spp., Aspergillus fumigatus; Batteri: stafilococchi, endotossine, enterobatteri; Mammiferi: ratti; Artropodi: blatte, mosche e zanzare.

L’esposizione a tali agenti biologici provoca sulla salute infiammazioni gastrointestinali, infiammazioni cutanee, allergopatie, infiammazioni e disturbi alle vie respiratorie. Terra dei fuochi: l’Iss conferma correlazione tra gestione illecita di rifiuti e tumori5
Tumori a fegato, mammella e vescica, linfomi non Hodgkin, malformazioni congenite, leucemie, eccessi significativi di mortalità per il tumore del polmone, sono solo alcune delle gravissime conseguenze che possono derivare dalla gestione illecita dei rifiuti, in particolare da fenomeni di combustione incontrollata. A renderlo noto il rapporto realizzato grazie all’accordo stipulato nel giugno 2016 tra la Procura di Napoli Nord e l’Istituto Superiore di Sanità, che dopo quasi cinque anni conferma con i numeri una correlazione immaginata già da tempo.

Lo studio, che copre il territorio dei 38 comuni del Circondario della Procura della Repubblica di Napoli Nord – con una superficie totale di 426 km2 – censisce 2mila 767 siti sensibili, compresi luoghi di smaltimento abusivo di rifiuti anche pericolosi, 665 dei quali sono stati teatro di combustioni illegali. Stando alla ricerca, nei comuni interessati il 37% della popolazione, pari a 354mila 845 abitanti, risiede entro i 100 metri da almeno uno dei siti individuati, spesso anche da più di uno. Questo fattore determina, secondo il rapporto, un’esposizione maggiore a emissioni e rilasci di composti chimici pericolosi per l’ambiente, ma anche e soprattutto per la salute umana, con un aumento del rischio di contrarre patologie. Cosa che conferma definitivamente il ruolo causale o concausale nell’insorgenza di specifiche malattie.

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