In pratica, “Il ministro del male” è il resoconto del giovane Feodor Rajevski, segretario e servitore personale di Rasputin, che William Le Queux (1864-1927) ha raccolto in questo libro. È, come recita il sottotitolo, la storia segreta di Rasputin eun’analisi della società dell’epoca, un dettagliato e duro atto contro la classe dirigente russa brutale e corrotta. Pubblicato nel 1917, ebbe un immediato ed enorme successo. Ora, tradotto da Sara Musarra Pizzo, è stato riproposto in Italia da Lorenzo de’ Medici Press. Da ricordare cheGrigórij Efimovic Rasputin è stato un religioso e mistico russo, figura molto influente su Nicola II di Russia, in particolare dopo l’agosto 1915, quando lo stesso zar prese il comando dell’esercito nella Prima guerra mondiale.
“Rasputin, ladro di cavalli prima e consigliere privato dei Romanoff e mistico russo dopo– scrive Sara Musarra Pizzo nell’introduzione – nasce a Pokrovskoe il 21 gennaio 1869 in un villaggio della Siberia orientale. Quinto di nove figli, di cui solo due raggiunsero l’età matura, Rasputin dimostra fin da piccolo un’indole improntata sulla spiritualità. Dopo essersi sposato nel 1887, infatti, lascia la sua famiglia e i lavori nei campi per dirigersi verso un monastero a Verchotur’e e vestirsi dei panni del pellegrino. Ben presto afferma di aver avuto una visione della Madonna di Kazan’ e proprio dopo questo episodio decide di dedicarsi completamente alla vita mistica. In quegli anni visita i luoghi santi a piedi, fa ritorno al suo villaggio per aiutare la famiglia nei lavori agricoli ed è solito tenere degli incontri privati nella propria abitazione. Spostandosi da monasteri a conventi e pregando e vivendo di elemosina, Rasputin arriva a San Pietroburgo dove approda alla corte dello zar Nicola II di Russia e della moglie Aleksandra. A Corte è circondato da donne e si comincia a mormorare che sia in grado di prevedere il futuro e guarire i malati”.
Il resoconto di Feodor Rajevski riferisce in particolare della fortunate missioni diplomatiche di Rasputin all’estero. che spinsero il Ministro della Guerra, il generale Aleksej Nikolaevič Kuropatkin, a nominarlo segretario dello stesso Rasputin. Una decisione che lo stesso Rajevski non gradì, ma il generale Kuropatkin fu irremovibile, perché si fidava di lui e della sua discrezione, lo riteneva la persona più adatta per seguire Rasputin, che aveva libero accesso alla corte imperiale dove avrebbe potuto conoscere informazioni molto delicate. Una missione sotto copertura di cui nessuno doveva essere al corrente, segretezza che non gli risparmiò qualche problema con l’onnipresente e paranoica polizia zarista. L’autore racconta i fatti con un ritmo incalzante. “Le Queux – sottolinea Sara Musarra Pizzo – orchestra in maniera magistrale tutti gli elementi di un romanzo avvincente e ricco di colpi di scena, fino al finale tragico e sorprendente”.
Roberto Campagna



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