Il segretario provinciale di Azione e referente locale di Terracina in Azione, Arcangelo Palmacci, interviene sulla crisi del centrodestra cittadino, chiedendo chiarezza e rispetto del mandato popolare.
«Se il centrodestra di Terracina non riesce a ricostruire l’amministrazione scelta dai cittadini — un’amministrazione che, fin dall’inizio, ha mostrato fragilità evidenti e un’incapacità strutturale di confrontarsi seriamente sui contenuti — allora l’unica strada legittima è restituire la parola al vero sovrano della democrazia: l’elettorato», dichiara Palmacci.
Secondo il rappresentante di Azione, negli ultimi mesi «più che idee, visioni o proposte concrete per la città, abbiamo assistito a protagonismi, personalismi, giochi di posizione, rivendicazioni di assessorati o deleghe “più pesanti”, e riposizionamenti tattici».
Un atteggiamento che, sottolinea, ha lasciato sullo sfondo «le scelte strategiche per il futuro della comunità».
Per Palmacci, se non ci sarà un chiarimento tra le forze che hanno ricevuto il mandato popolare a governare, «il ritorno alle urne appare la soluzione obbligata».
E mette in guardia dalle voci di possibili accordi trasversali tra parti della maggioranza e dell’opposizione: «Un simile “shakeraggio” delineerebbe un ribaltone in piena regola».
«Ci rifiutiamo di credere che il sindaco possa prestarsi a una simile operazione — aggiunge — ma se così fosse, si tratterebbe di uno schiaffo ai cittadini, di un tradimento del mandato popolare».
Palmacci invita a procedere con senso di responsabilità solo sugli atti urgenti e dovuti — «come quelli contabili» — ma avverte: «Si eviti in ogni modo la formazione di giunte tecniche, ibride o opache, prive di un chiaro mandato politico e fondate su accordi tra spezzoni di maggioranza e minoranza».
Il segretario di Azione conclude con un richiamo netto: «Chi ha governato, nella sua interezza, va chiamato alle proprie responsabilità. I cittadini meritano rispetto. Non giochi di palazzo».
E chiude con un messaggio inequivocabile: «O si riparte dal mandato elettorale, o è fine corsa. E tutti a casa».


