«Lo Stato c’è, e prima o poi darà segnali concreti anche su quanto accaduto qui». Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sceglie parole nette nella città scossa dagli attentati esplosivi di settembre, quattro in dieci giorni, che hanno riportato in superficie le tensioni della criminalità locale. A Latina, il titolare del Viminale arriva insieme al capo della Polizia, Vittorio Pisani, per presiedere il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica: quasi un’ora e mezza di confronto con il prefetto Vittoria Ciaramella, il sindaco Matilde Celentano, i vertici delle forze dell’ordine e la magistratura, rappresentata da Luigia Spinelli, Carlo Fucci e Francesco Gualtieri della Dda di Roma.
Un incontro «tutt’altro che banale», come lo definisce lo stesso Piantedosi, che al termine assicura l’impegno del Governo a potenziare la presenza dello Stato e l’infrastruttura di controllo del territorio. «Il capoluogo è molto esteso – spiega – Vogliamo implementare le infrastrutture tecnologiche a supporto della prevenzione e della polizia giudiziaria, a partire da un piano di videosorveglianza diffuso e innovativo. Insieme alla Regione Lazio e al presidente Rocca, lavoreremo a un progetto organico per coprire le aree oggi più scoperte».
Non solo tecnologia: il ministro ha annunciato anche la restituzione del posto Polfer e ulteriori rinforzi di personale. «Abbiamo già assegnato centinaia di uomini, con un trend di copertura del turnover superiore alla media nazionale – ha ricordato – Ma non abbiamo finito: Latina è un territorio che merita attenzione, per complessità e posizione geografica».
Un territorio «ricco e appetibile», come lo ha definito lo stesso Piantedosi, «incuneato tra la parte meridionale di Roma e quella settentrionale della Campania, dove tradizionalmente hanno agito famiglie della criminalità organizzata. L’importante – ha aggiunto – è che lo Stato continui a presidiare con decisione».
Il ministro ha ringraziato la magistratura per «la grande sinergia» con le forze di polizia e ha parlato di «un lavoro condiviso che darà risultati». Soddisfatta anche la sindaca Matilde Celentano, che ha definito la visita «un segno concreto di attenzione e di fiducia».
Nel frattempo, a Roma, la Camera ha votato contro l’autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Piantedosi e Carlo Nordio, e del sottosegretario Alfredo Mantovano per la vicenda Almasri. Il voto, a scrutinio segreto, ha confermato la compattezza della maggioranza e la fiducia politica verso il ministro dell’Interno.
Piantedosi, commentando da Latina, ha mantenuto toni sobri: «Il no era tra le previsioni. Sono sempre stato tranquillo, perché rispondo prima di tutto alla mia coscienza. Mi fa piacere che la Camera abbia condiviso un lavoro fatto nell’interesse degli italiani e del nostro Paese».
Una giornata doppia, dunque, per il titolare del Viminale: il voto parlamentare che lo conferma politicamente, e la tappa nel Lazio che lo riporta sul fronte più caldo della sicurezza nazionale. In una provincia dove la paura si è fatta concreta, Piantedosi prova a restituire fiducia con un messaggio preciso: lo Stato non arretra. E quando serve, torna a farsi vedere.



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