Nel cuore della XIV edizione de “Il Parco e la Commedia”, la rassegna culturale curata dall’Associazione Pro Loco Sabaudia, è andato in scena ieri sera “55 GIORNI”, il nuovo spettacolo teatrale prodotto dall’associazione culturale Le Colonne e firmato da Giancarlo Loffarelli. Un’opera intensa, coinvolgente, che ricostruisce, con rigore e partecipazione emotiva, i 55 giorni più drammatici della storia repubblicana: dal 16 marzo al 9 maggio 1978, il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro, l’eccidio della sua scorta, il cuore nero degli anni di piombo.
Questo lavoro segna l’ultimo tassello di un lungo percorso che “Le Colonne” ha dedicato alla figura dello statista democristiano e al complesso intreccio di eventi noti come il caso Moro. Era il 6 febbraio 2007 quando debuttava, in prima nazionale, “Se ci fosse luce. I misteri del caso Moro”: uno spettacolo che ha conosciuto una lunga tournée attraverso l’Italia, fino all’ultima tappa simbolica nell’Ateneo barese che fu la casa accademica di Moro. L’anno successivo, con lo stesso titolo, venne realizzato anche un documentario, arricchito da testimonianze autorevoli: studiosi come Sergio Flamigni e Ilaria Moroni, magistrati come Rosario Priore, familiari delle vittime, collaboratori storici dello statista e persino protagonisti della stagione terroristica come Alberto Franceschini.
Nel 2023, lo stesso Loffarelli ha pubblicato il volume La spiritualità di Aldo Moro nelle lettere dalla prigionia (Pazzini editore), offrendo un ulteriore contributo di riflessione sul pensiero e l’umanità del leader democristiano. Con “55 GIORNI”, il teatro di narrazione si fa strumento di memoria e indagine. La scena è essenziale, ma carica di significato: cubi mobili compongono, trasformandosi, i luoghi della tragedia — l’abitazione di Moro in via del Forte Trionfale, il crocevia di via Fani dove avvenne l’agguato, il covo delle Brigate Rosse, piazza Barberini, la Renault 4 rossa su cui il corpo di Moro venne ritrovato. Ogni spazio ricostruito porta con sé un frammento di verità e dolore. Loffarelli racconta, con la forza del “teatro di narrazione”, quei 55 giorni che cambiarono per sempre la storia d’Italia, trasformando lo spazio scenico nei luoghi simbolo della tragedia.
Dopo tanti anni, l’opera di “Le Colonne” continua a custodire e rilanciare il valore della memoria come strumento vivo e attuale. Lo fa con profondità, rigore e poesia, affidandosi a un linguaggio che non semplifica, ma accompagna lo spettatore nel cuore della tragedia, senza mai smettere di cercare, anche nelle zone più oscure, una possibilità di luce.
Tre soli colori dominano la scena: il bianco, simbolo della ricerca della verità, è il velo che apre lo spettacolo e che lentamente si solleva, mentre le luci, anch’esse bianche, si affievoliscono man mano che il mistero si infittisce. Il nero, invece, rappresenta le zone d’ombra ancora oggi irrisolte della vicenda. Infine il rosso, potente e tragico: è il colore del sangue versato, della Renault 4, della bandiera delle Brigate Rosse. La colonna sonora intreccia brani di musica colta — da Mozart a Verdi, da Chopin a Šostakovič — con canzoni di impegno civile e popolare firmate da De Gregori, Guccini, Vecchioni, De André: tutte pubblicate nel 1978, contribuiscono a restituire il clima culturale e politico dell’epoca. Con questo nuovo allestimento, Le Colonne non si limita a commemorare, ma rinnova l’impegno per una memoria viva, capace di interrogare il presente. “55 GIORNI” non è solo uno spettacolo: è un atto civile, un gesto artistico che invita lo spettatore a non smettere mai di cercare — come quel telo bianco sollevato a inizio scena — la verità, per quanto scomoda e dolorosa possa essere.



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