Un dolore condiviso ha avvolto oggi la città di Aprilia, che si è stretta attorno alla famiglia di Francesca Marcantognini per l’ultimo saluto a una giovane vita spezzata troppo presto. A soli 26 anni, Francesca lascia un vuoto profondo in chiunque abbia avuto il privilegio di conoscerla. Il suo sorriso, che illuminava le strade e i cuori, oggi vive nel ricordo commosso di familiari, amici e colleghi. Nel primo pomeriggio, nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, si è svolta una cerimonia toccante, partecipata da centinaia di persone. In un silenzio carico di emozione, tra abbracci stretti e lacrime sincere, in molti hanno voluto essere presenti per rendere omaggio a Francesca, portando con sé un pensiero, un ricordo, una preghiera. Durante l’omelia, il parroco ha voluto ricordare Francesca attraverso l’immagine che meglio la rappresentava: quella della cucina come dono e come forma di creatività, sottolineando come per lei cucinare fosse un modo autentico per esprimere affetto. “Si può voler bene a una persona anche attraverso il cibo” e pensando a Francesca e al momento che tutti stavano vivendo il parroco ha ricordato come anche Gesù apprezzasse la tavola.
«La tavola – nei termini del parroco – è un luogo in cui si impara, si cresce, ci si conosce e si conoscono gli altri. La cucina è anche esercizio spirituale: ci insegna a distinguere il dolce dall’amaro, proprio come nella vita. Francesca, con la sua arte culinaria, è riuscita a trasformare la natura in cultura, facendo dei profumi e dei sapori un linguaggio di amore e accoglienza. Francesca ha saputo accogliere gli altri, facendo della cucina un luogo di relazione e comunione. Chi cucina è chi che aderisce profondamente alla realtà e, con sapienza, rende gli ingredienti strumenti di gioia. Non a caso, “sapere” in latino significa sia conoscere che gustare. Cenare insieme era per Francesca un gesto importante, mai scontato. Citando le parole di un monaco: “la cucina è il modo più concreto per dire ti amo». «Voglio ricordarla attraverso il suo sogno – ha concluso il parroco – e attraverso tutto il bene che è riuscita a rendere concreto con le persone che ha amato. Francesca ci ha insegnato che si può credere nel futuro. La sua vita è stata pane spezzato, reso fragrante dalla sua presenza. E ora, dal cielo, continua a spargere farina sulle nostre teste, per ricordarci di avere fede nel domani».
A chiudere la cerimonia, una lettura carica di speranza: l’augurio che lei abbia finalmente trovato quella pace interiore che il mondo, con tutte le sue ferite, non è riuscito a donarle. Poi, le parole intense di chi ha voluto recitare “Sei bella“, con la poesia di Alda Merini che ha risuonato nella chiesa come un ultimo abbraccio, delicato e potente. E quando il feretro ha varcato la soglia, accompagnato da una commozione palpabile, è esploso un lungo, ininterrotto applauso. Un gesto spontaneo, corale, che ha cercato di colmare con il calore umano quel vuoto che le parole, da sole, non riuscivano più a contenere.




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