A Latina, la letteratura non passa: resta nell’aria, la trasforma, la accende. La prima tappa dello Strega Tour 2025 è partita oggi, 2 maggio, dal capoluogo pontino, nel giardino di Palazzo M, spazio della Guardia di Finanza che per l’occasione si è trasformato in salotto culturale a cielo aperto. Un luogo simbolico, restituito alla cittadinanza grazie a chi crede che fare cultura significhi creare incontri reali, alla portata di tutti.
A dare il via all’incontro è stato Renato Chiocca, con parole semplici e centrate: «Latina è sempre stata un incrocio di culture. Questo nasce con la gente e per la gente. Reinventare degli spazi grazie alle persone». E quello spirito si è respirato fin da subito: una comunità che si ritrova intorno ai libri, agli autori, alla voglia di riconoscersi.
L’appuntamento si inserisce all’interno di Lievito, che quest’anno festeggia la sua decima edizione. La presidente Melia Mangano ha voluto ricordare il valore condiviso di tutto questo lavoro: «È stato possibile solo grazie agli sponsor – tutti privati – che hanno creduto con sensibilità al progetto, alla Guardia di Finanza che ci ha ospitato e alla macchina organizzativa di Lievito, che ha fatto il resto». Un evento che è prima di tutto una festa civile, e solo dopo, anche letteraria.
Impossibile, in un incontro così, non ricordare Antonio Pennacchi, l’uomo che ha cambiato per sempre il modo di guardare questa città. «Latina deve molto a Pennacchi – ha detto Chiocca – da quando ha vinto lo Strega nel 2010, è diventata un luogo della letteratura. Ha un’aria diversa». Un pensiero condiviso anche da Paolo Nori, tra i candidati di quest’anno: «Senza Pennacchi non sarei qui».
A salutare il pubblico anche Stefano Petrocchi della Fondazione Bellonci, che ha sottolineato come quello di Latina sia stato «il primo appuntamento dello Strega Tour». Subito dopo ha preso la parola Marino Sinibaldi, che ha raccontato i suoi giri “speciali” per la città con Silvio Di Francia, ex assessore alla Cultura, con Antonio Pennacchi, e con Damiano Coletta, «che era più serio, ma sempre presente». Un legame personale con Latina che, ha detto, non si è mai interrotto.
Nel pomeriggio sono arrivati loro: i dodici candidati al Premio Strega 2025. Diversi per età, stile, voci. Ma tutti con una storia da raccontare. Valerio Aiolli, con Portofino Blues (Voland), ha confessato che è la sua terza volta allo Strega, ma l’emozione questa volta è addirittura più forte. Saba Anglana, con La signora meraviglia (Sellerio), ha portato con sé brividi e magia, parlando di vite attraversate da traumi, e della scrittura come unico modo per attraversarli davvero.
Andrea Bajani, autore de L’anniversario per Feltrinelli, ha parlato di ritorno all’infanzia, come se Latina lo riconducesse a un tempo personale e profondo. E poi c’era Elvio Carrieri, tra i più giovani in gara con Poveri a noi (Ventana), che ha strappato sorrisi definendosi «la quota orrenda giovane», ma anche determinato a cambiare quella percezione.
Deborah Gambetta, con il suo libro su Kurt Gödel (Incompletezza, Ponte delle Grazie), ha ammesso senza filtri: «Per me è panico». Mentre Wanda Marasco, in gara con Di spalle a questo mondo (Neri Pozza), ha raccontato un ritorno che ha dentro emozione e paura, come accade ogni volta che si mette piede su un palcoscenico così importante.
Renato Martinoni, autore di Ricordi di suoni e di luci (Manni), ha parlato di gratitudine e gioia, quelle autentiche, difficili da camuffare. Paolo Nori, con Chiudo la porta e urlo (Mondadori), ha detto che non ci poteva essere inizio migliore di Latina, proprio per la presenza-assenza ingombrante e bellissima di Pennacchi.
Elisabetta Rasy, con Perduto è questo amore (Rizzoli), è rimasta quasi in silenzio, ma c’era tutto, anche nei suoi sguardi attenti. Michele Roul, con Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia (TerraRossa), ha portato il peso e la forza della scrittura giovane fatta con profondità. Nadia Terranova, in gara con Quello che so di te (Guanda), ha tenuto la linea emotiva alta, con pochi gesti, come fa chi sa maneggiare la memoria con grazia. E infine Giorgio Van Straten, con La ribelle (Laterza), ha parlato di soddisfazione: «Scrivere un libro è fatica, essere riconosciuti in un premio così è già tanto».
Una tappa intensa, corale, che ha confermato quanto Latina, a quindici anni dalla vittoria di Pennacchi, continui a essere una città che ascolta. Che accoglie. Che cresce anche attraverso i libri.



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