Uno sguardo, un abbraccio, un frammento di vita fissato per sempre nell’obiettivo di una macchina fotografica. È questo il cuore pulsante del Concorso Internazionale di Fotografia Città di Latina, giunto alla sua terza edizione e presentato al Museo Duilio Cambellotti, dove ieri– 16 maggio – si è tenuta la cerimonia di premiazione. Un evento che non celebra solo l’estetica, ma la capacità dell’immagine di raccontare l’energia umana nelle sue forme più viscerali, delicate, silenziose o impetuose.
A trionfare come Vincitore Assoluto è stato Muhammad Amdad Hossain, fotografo originario di Chittagong, in Bangladesh. La sua fotografia scuote e interroga: bambini immersi in un paesaggio di fumo e macerie, intenti a sopravvivere in un ambiente ostile, quasi apocalittico. Eppure, da quel caos emerge un’energia disperata e autentica, un grido silenzioso che attraversa continenti e arriva fino a noi. Il suo scatto è una testimonianza potente di quella forza interiore che non si arrende, anche quando tutto intorno sembra già perduto.
Tra i riconoscimenti speciali, quello per la Miglior Luce è andato alla spagnola Marina Cano, che ha immortalato un attimo di straordinaria tenerezza tra una madre e il suo cucciolo. Una scena rarefatta, quasi sacra, in cui la luce diventa protagonista assoluta: non solo illumina, ma racconta, modella, trasforma. L’immagine vibra di un amore essenziale e primordiale, che si fa visibile proprio attraverso quella doratura naturale che avvolge i soggetti e li rende eterni.
L’italiano Adriano Boscato, di Pove del Grappa, si è invece aggiudicato la menzione per la Miglior Composizione. La sua fotografia coglie l’istante esatto che precede il movimento, il respiro trattenuto prima del salto. È un momento di tensione silenziosa e di perfetto equilibrio tra forma e contenuto. L’energia è lì, trattenuta, pronta a esplodere. Un’immagine che parla della forza interiore e della determinazione necessarie per affrontare le sfide, qualunque esse siano.
A conquistare la giuria per il Miglior Significato è stato Vincenzo Montefinese, da Taranto, con uno scatto che mostra giovani migranti in un contesto di estrema precarietà. Pareti provvisorie, cartoni come rifugi. Eppure, in quegli sguardi e in quei gesti si intravede una dignità ostinata, un desiderio di futuro che non si spegne. Montefinese riesce a trasformare una scena quotidiana in un manifesto visivo sulla resilienza, su quell’energia silenziosa che nasce dalla speranza.
Infine, il Premio del Pubblico è stato assegnato a Veronica Bianchi, di Marcellina, per una fotografia carica di emozione: il primo abbraccio tra una madre e la sua bambina. Un incontro pieno, assoluto, in cui gioia e lacrime si confondono. È l’energia della vita che nasce e che travolge ogni cosa: un momento che non ha bisogno di parole, perché parla direttamente al cuore di chi guarda.



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