In occasione della Sagra del Carciofo 2025, abbiamo avuto il piacere di intervistare Luigi Centauri, presidente dell’Associazione CAPOL di Latina, un punto di riferimento fondamentale per la valorizzazione degli oli e delle olive locali. La sua associazione, infatti, è coinvolta in prima linea nell’organizzazione del Concorso “L’Olio delle Colline a Sezze”, giunto ormai alla decima edizione, un appuntamento imperdibile che celebra l’eccellenza degli oli vergini ed extravergini ottenuti dalle olive coltivate nel territorio setino. Durante la manifestazione, i partecipanti avranno la possibilità di degustare gli oli premiati insieme ai carciofi, protagonisti indiscussi della sagra, grazie alla collaborazione con gli studenti dell’Alberghiero di Sezze. Un’intervista che ci permette di scoprire l’evoluzione di questo concorso e l’importanza di promuovere la qualità dei prodotti locali, in un contesto che mira anche a valorizzare il turismo enogastronomico e le tradizioni storiche legate al territorio di Sezze.
Qual è il ruolo del Centro Assaggiatori Produzioni Olivicole (CAPOL) all’interno della Sagra del Carciofo di Sezze?
Noi organizziamo soltanto il Concorso “L’Olio delle Colline a Sezze”. Giunto alla decima edizione è patrocinato dall’Amministrazione comunale. È riservato ai produttori di oli ottenuti con olive coltivate nel territorio setino. Verranno premiati i primi tre che avranno ottenuto il maggior punteggio. In caso di parità i premi saranno assegnati ex aequo. A tutti i concorrenti ammessi alla selezione verrà rilasciato un attestato di partecipazione. Dopo la premiazione dei vincitori, verranno fatti assaggiare tutti gli oli classificati e ci sarà la degustazione di carciofi a cura degli studenti dell’Alberghiero di Sezze. La raccolta degli oli in gara viene effettuata dall’Amministrazione comunale, mentre noi ci occupiamo di esaminarli tramite un Panel formato dagli otto ai quattordici assaggiatori iscritti nell’elenco nazionale del Ministero dell’Agricoltura degli esperti di oli vergini ed extravergini.
Come si è evoluto il rapporto tra CAPOL e la Sagra del Carciofo nel corso degli anni?
Partito un po’ in sordina, negli ultimi anni è diventato uno dei concorsi locali più partecipati della provincia. E’ ormai un appuntamento irrinunciabile della Sagra del carciofo. Vi partecipano una cinquantina di produttori. E alla cerimonia di premiazione, che quest’anno si tiene sabato pomeriggio presso l’Antiquarium comunale, oltre agli stessi produttori, partecipano numerosi cittadini, consumatori che si vogliono rendere conto della qualità degli oli che acquistano dai loro abituali fornitori. Ciò vuol dire che il consumatore di Sezze è diventato consapevole degli acquisti. Ed è un bene, così come è un bene la qualità raggiunta dagli oli in gara.
Ci può parlare delle attività o delle degustazioni che CAPOL organizzerà durante la Sagra del Carciofo 2025?
L’ho già detto, verranno fatti assaggiare tuti gli oli classificati assieme alla degustazione di carciofi curata dagli studenti dell’Alberghiero di Sezze. Fruttato medio-intenso, tipico sentore di pomodoro verde ed equilibrio al gusto tra l’amaro e il piccante: sono queste le sue caratteristiche organolettiche dei nostri oli. Caratteristiche derivanti principalmente da due fattori: le peculiarità del territorio da cui proviene e le olive della cultivar itrana con cui vengono prodotti. Da sottolineare che tale cultivar non ha in nessun altro luogo una così larga diffusione come in provincia di Latina. È una cultivar con duplice attitudine: è anche oliva da mensa. Un olio buono ha un buon profumo, sembra scontato – ma non lo è affatto. Molti infatti non conoscono il profumo di un olio buono. Ricordano per esempio ‘l’odore’ dell’olio del nonno, dell’olio che si usava in cucina quando erano bambini, ma non è scontato che quell’olio fosse di qualità. È importante sottolineare infatti che genuino non è sinonimo di qualità. Non perché un olio è fatto in modo artigianale, da un produttore che conosce i suoi alberi uno a uno, che molisce nel piccolo frantoio di paese, questo sia sicuramente extravergine. Il passo successivo è confrontarlo con un olio comprato in offerta al supermercato. Le differenze saranno evidenti. Poi si può passare all’assaggio. Baste metterne un po’ in bocca e se è di qualità si avvertirà un gusto amaro e un piccante nella gola che possono essere anche molto pronunciati.
CAPOL si occupa anche di promuovere la qualità degli oli locali, come questa iniziativa si intreccia con la Sagra del Carciofo?
Oltre che degli oli, la nostra Associazione si occupa anche delle olive da mensa. Due le tipologie prodotte: la Gaeta Dop, che è un’oliva nera, la itrana bianca, che è un’oliva cangiante. A settembre organizzeremo la prossima edizione del Concorso della oliva itrana e alcune attività formative per nuovi assaggiatori, Perché ricordo questi due appuntamenti? Perché la Sagra del Carciofo può diventare un’occasione per promuovere le stesse oliva da tavola. E’ vero che a Sezze non ci sono produttori di olive da mensa, ma promuoverle potrebbe spingere qualcuno a produrle. E sarebbe un bel risultato.
In che modo la collaborazione tra CAPOL e la Sagra del Carciofo favorisce la crescita del turismo e dell’economia locale di Sezze?
Quando si parla di turismo enogastronomico, il carciofo potrebbe diventare, anche se già lo è in parte, un prodotto trainante di questo settore. Assieme ovviamente ai broccoletti, al pane, ai dolci e ai piatti come la zuppa di fagioli e la bazzoffia. E se parliamo di turismo enogastronomico non possiamo evitare di fare riferimento all’Olioturismo. Ricordo che la Regione Lazio ha approvato una legge per favorire le sviluppo di questo settore. Noi come Capol siamo disponibili a dare una mano.
Quali sono le aspettative di CAPOL per la Sagra del Carciofo 2025 e come vede il futuro di questa manifestazione?
Noi come concorso degli oli abbiamo ormai raggiunto il massimo. Ripeto facciamo qualcosa per le olive da mensa. Quella dell’oliva è una coltura dalla storia millenaria. Quando Enea approdò nelle coste pontine, lungo le stesse erano già piantati alberi di olive. I suoi marinai, mentre scendevano dalle navi per seppellire la nutrice del loro condottiero, raccolsero le olive che galleggiavano sulle acque del mare e le mangiarono: le acque le avevano deamarizzate. Così, si narra, sono nate le olive in salamoia. Le storie e le leggende sono importanti per promuovere un territorio.
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