Una rissa feroce tra bande rivali, con coltelli e machete sguainati come in un regolamento di conti. Sangue e scene da guerriglia urbana, ieri sera, nel piazzale dietro le autolinee, a due passi dalla stazione degli autobus e dal quartiere Nicolosi. A terra sono rimasti tre tunisini feriti, uno dei quali – il meno grave – è finito direttamente in caserma. Gli altri due, dopo essere stati soccorsi, sono stati trasportati in ospedale.
Intorno alle 20 è scoppiato il caos. Prima le urla, poi la fuga: passanti e residenti hanno assistito attoniti a uomini insanguinati che correvano via, alcuni a torso nudo, altri che si dileguavano tra le strade buie. In via Giulio Cesare, un 34enne tunisino si è accasciato a terra con profonde ferite al petto. Da lì scatta l’allarme. I sanitari, intervenuti sul posto, hanno dovuto sedarlo per poterlo trasportare in ospedale: era in stato confusionale e si dimenava, rifiutando le cure.
Poco dopo, in via Emanuele Filiberto, i carabinieri della Sezione Radiomobile, insieme alle pattuglie della polizia, hanno intercettato un altro giovane tunisino che correva via con la compagna incinta. Anche lui ferito, ma in maniera più lieve: tagli superficiali sull’addome, giustificati – a suo dire – da un tentativo di difendere la donna. È stato comunque condotto in caserma: i militari sospettano abbia preso parte all’aggressione.
Un’ora più tardi, in piazza del Popolo, un altro straniero è stato trovato seduto sul marciapiede, con addosso i segni di diversi fendenti. Era uno dei fuggitivi della rissa alle autolinee. Anche lui è stato medicato e ascoltato dagli investigatori.
A indagare è la Sezione Operativa della Compagnia di Latina, agli ordini del tenente Nicola Pantano. Secondo una prima ricostruzione, dietro la rissa ci sarebbero tensioni tra bande nordafricane che si contendono il controllo dei traffici illeciti nella zona tra Nicolosi e la stazione. Gli inquirenti sospettano che i coinvolti siano almeno sei. Raccolte diverse testimonianze e repertate le macchie di sangue trovate nei pressi della stazione di servizio Eni e del McDonald’s, dove tutto sarebbe iniziato.


