La questione della delocalizzazione delle gabbie per l’allevamento di orate e spigole nel Golfo di Gaeta continua a sollevare polemiche e preoccupazioni, soprattutto da parte delle forze politiche di opposizione. Paola Villa, consigliera comunale di Formia e rappresentante del gruppo Un’Altra Città, interviene con una nota critica alla proposta della società Piscicoltura Golfo di Gaeta, che gestisce gli impianti da diversi anni, e ora intende avviare una sperimentazione per spostare le gabbie in un tratto di mare al largo di Punta Stendardo.
Secondo la consigliera Villa, la richiesta della società Lococo di ottenere una nuova concessione di 3200mq di specchio d’acqua offshore, per testare la “delocalizzazione” delle gabbie, rappresenta una soluzione che non risolve le problematiche ambientali e sanitarie che affliggono il Golfo di Gaeta da anni. La proposta prevede un esperimento che durerà tre anni, ma con un’incognita significativa: non c’è alcuna garanzia che la sperimentazione abbia esiti positivi. In caso contrario, le gabbie continueranno a rimanere nell’attuale tratto di mare.
L’azienda ha chiesto contemporaneamente il rinnovo della concessione per i 91.000mq di specchio d’acqua dove sono collocate le gabbie che da tempo sono accusate di inquinare il Golfo, con particolare riferimento alla zona di Vindicio. Secondo Villa, la richiesta di una nuova area offshore da parte della società Lococo non rappresenterebbe una vera delocalizzazione, ma piuttosto un tentativo di garantire il rinnovo della concessione senza impegni concreti da parte del Comune di Gaeta o della Regione Lazio. In particolare, non è stata richiesta una polizza fideiussoria o una clausola di decadenza della concessione, qualora la sperimentazione non dovesse dare esito positivo.
Villa sottolinea che la società giustifica la necessità di mantenere le gabbie nel Golfo anche se l’esperimento offshore dovesse riuscire, spiegando che alcune operazioni indispensabili per la produzione non potrebbero essere svolte nella nuova area. Questo, secondo la consigliera, conferma che la delocalizzazione proposta non è altro che una “finta” soluzione, che non risolve il problema dell’inquinamento marino e della qualità delle acque.
Paola Villa cita inoltre la Delibera 116 del 2010, che già denunciava l’apporto significativo di nutrienti come azoto e fosforo nel Golfo di Gaeta a causa degli impianti di piscicoltura. A distanza di 15 anni, i problemi legati all’eutrofizzazione delle acque sembrano non essere stati affrontati in modo adeguato. Nel 2023, la Regione Lazio ha ribadito la necessità di salvaguardare l’ambiente, confermando i rischi già evidenziati nel 2010, ma senza proporre azioni concrete per risolvere la situazione.
Infine, la consigliera critica il silenzio dell’amministrazione comunale di Formia, che non ha preso posizione sulla vicenda, nonostante il tratto di mare in questione riguardi anche le sue coste. Villa si chiede perché le due amministrazioni comunali di Gaeta e Formia non si siano ancora incontrate per discutere della questione, a fronte di tanti altri incontri pubblici per tematiche meno urgenti. “Forse perché queste concessioni portano voti e alleanze politiche a qualcuno?” conclude la consigliera, con un tono di forte critica all’inerzia politica su un tema cruciale per la salute del mare e delle coste locali.


