La stella polare del linguaggio. Un ponte tra passato e futuro. Così, il dialetto è stato celebrato a Sezze durante l’11ª edizione della “Giornata del Dialetto”, svoltasi il 15 marzo 2025. Il sistema linguistico locale è stato protagonista di una giornata ricca di attività, riflessioni e spettacoli, che ha coinvolto i partecipanti fin dalle prime ore del sabato, sia al Centro Sociale “Ubaldo Calabresi” che presso l’Auditorium Comunale di “San Michele Arcangelo”.
LE DICHIARAZIONI
A fare gli onori di casa è stato il Sindaco di Sezze, Lidano Lucidi, che ha accolto calorosamente i partecipanti. Nel suo intervento, Lucidi ha sottolineato l’importanza dei dialetti, invitando a non considerarli come segno di separazione, ma come un patrimonio che affonda le radici in una base linguistica storica e comune.
Il consigliere regionale Vittorio Sambucci ha proseguito il discorso, evidenziando il valore culturale e storico del dialetto: «Il dialetto è un patrimonio che rappresenta la nostra cultura e la nostra storia. È grazie alla collaborazione tra associazioni e amministrazioni che si creano iniziative come questa, che promuovono e valorizzano il nostro territorio».
Molto soddisfazione è stata espressa anche dalla Pro Loco di Sezze. Il presidente Carlo Enrico Magagnoli, emozionato, ha declamato e commentato due poesie di Antonio Campoli (“La madre”) e Isabella Baratta (“Nunziatina”), sottolineando come queste opere rappresentino anche un passaggio generazionale: «Parlare in dialetto significa far conoscere le nostre origini. Il nostro territorio è ricco, ma dobbiamo imparare a far conoscere il dialetto al di fuori di queste terre. È fondamentale credere nel futuro delle nostre tradizioni».
Anche Paola Cacciotti, vice presidente provinciale dell’UNPLI Latina, ha partecipato al dibattito, mettendo in evidenza l’importanza di trasmettere la tradizione immateriale e di valorizzare il contenuto più che la location: «Il nostro impegno va dal sud al nord pontino, cercando di esaltare i luoghi e le bellezze locali. Vogliamo coinvolgere il maggior numero possibile di territori attraverso eventi itineranti come questo».
GLI INTERVENTI
Altro intervento rilevante è stato quello del linguista Marco Di Prospero, che ha spiegato come non esista una netta separazione tra lingua e dialetto. Secondo Di Prospero, la lingua è, in fondo, un dialetto che si è affermato nel tempo, acquisendo un ruolo dominante. Ha inoltre evidenziato la struttura del dialetto e il suo valore come patrimonio da preservare.
Anche il dottor Piero Formicuccia ha parlato dell’importanza del dialetto considerato un elemento fondamentale della cultura locale. Il professore Luigi Zaccheo, nel suo intervento, ha condiviso un passaggio tratto dal suo libro, illustrando come il dialetto si sia evoluto nel nostro paese, influenzato dall’immigrazione e dalle interazioni con altri dialetti. Infine, Vincenzo Luciani ha ribadito l’urgenza di trasmettere i dialetti alle nuove generazioni, per evitare che scompaiano.
LA GIORNATA
La mattinata è stata caratterizzata da una conferenza ricca di spunti interessanti, con il linguista Marco Di Prospero che ha risposto alla domanda “Perché il sezzese è la nostra lingua?”, il cultore delle tradizioni locali Piero Formicuccia che ha esaminato il dialetto nel contesto di Sezze, e lo storico Luigi Zaccheo che ha approfondito le radici storiche del dialetto. Vincenzo Luciani ha aggiunto una riflessione sulla ricchezza lessicale del Lazio, mettendo in evidenza le differenze e le peculiarità dei dialetti.
Dopo una pausa pranzo all’insegna della convivialità e della scoperta dei sapori locali, l’evento si è spostato all’Auditorium Comunale di “San Michele Arcangelo”, dove il pubblico ha assistito a poesie dialettali e sketch teatrali, che hanno saputo immergerlo nel patrimonio linguistico dei territori lepini.



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