Superare i campi rom, garantendo diritti, autodeterminazione e dignità è possibile. Si è svolto oggi pomeriggio, mercoledì 19 febbraio, in Campidoglio il convegno “Una seconda vita. Il superamento dei campi rom in Italia e a Roma”, promosso da Roma Capitale con Associazione 21 luglio. All’evento hanno partecipato l’Assessora alle Politiche Sociali di Roma Capitale Barbara Funari, il direttore generale della Fondazione Migrantes della CEI monsignor Pierpaolo Felicolo e una rappresentanza dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.
Nel corso dell’incontro l’Associazione 21 luglio ha presentato i dati aggiornati, su scala nazionale e locale, del superamento dei campi rom. “A partire dagli anni 2000 – hanno spiegato i referenti dell’associazione – l’Italia è stata il “Paese dei campi”, impegnata nella progettazione, realizzazione e gestione di insediamenti monoetnici, dove segregare famiglie rom in emergenza abitativa. Questi luoghi, dispendiosi sotto il profilo economico e lesivi dei diritti umani, sono stati per due decenni oggetto di profonde critiche da parte di diversi organismi europei. Dal 2020 c’è stata un’inversione di tendenza. Dopo l’inaugurazione dell’ultimo campo rom in Italia, ad Afragola (NA), sempre più amministrazioni hanno intrapreso la strada del superamento di tali realtà, promuovendo percorsi di inclusione. Se nel 2010 in Italia erano circa 40.000 i rom presenti in più di 200 insediamenti formali, nel 2025 i numeri raccontano una realtà in sensibile trasformazione”. Secondo l’Associazione 21 luglio, “sul territorio italiano ci sono oggi 44 baraccopoli, abitate da circa 6.000 persone identificate come rom e 61 macroaree dove vivono circa 4.450 cittadini italiani di origine sinta. Sono soprattutto i primi a dover essere superati con urgenza per le critiche condizioni di vita, e su questo diverse amministrazioni stanno mostrando attenzione e volontà nell’avviare processi virtuosi. Oggi si possono registrare esempi positivi nei comuni di Asti, Milano, Roma, Latina, Lamezia Terme”.
A Roma è attivo un Piano cittadino di superamento che l’Associazione 21 luglio definisce “virtuoso”. La stessa organizzazione da dieci mesi è impegnata, all’interno di una progettualità prima municipale e poi comunale, al superamento dell’insediamento di via di Salone. “Ad oggi – spiegano i promotori -, grazie alle azioni promosse sul fronte della regolarizzazione giuridica, della salute, del lavoro, dell’istruzione e della casa, si possono registrare progressi importanti con cinque residenti che sono diventati cittadini italiani e due apolidi riconosciuti; tutti i minori in età di obbligo scolastico sono iscritti in cinque istituti scolastici con frequenze dai numeri importanti; alcuni uomini e donne della baraccopoli dispongono ad oggi di un regolare contratto di lavoro. Il dato più rilevante resta quello legato al numero degli attuali residenti. Sotto questo profilo dalle 380 unità registrate nella baraccopoli di Salone nel gennaio 2024, ad oggi si contano meno di 200 individui”.
Secondo Carlo Stasolla, presidente di Associazione 21 luglio questi numeri sono “importanti e confermano come superare i campi rom oggi non è solo auspicabile ma soprattutto possibile. Come associazione siamo impegnati a disseminare MA.REA., un modello virtuoso di superamento degli insediamenti monoetnici, in tutta Italia affinché la vergogna dei “campi rom”, che per anni ha portato le aspre critiche dell’Europa e degli organismi sovranazionali di tutela dei diritti umani, possa essere definitivamente relegata al passato”.


