Aveva pianificato tutto nei minimi dettagli, muovendosi con discrezione tra i circuiti dello spaccio romano. Con una premura quasi materna, aveva raccolto la cocaina necessaria per il figlio detenuto e si era preparata a consegnargliela durante il colloquio settimanale. Ma il suo piano è stato sventato dagli agenti del XIV Distretto Primavalle, che da settimane monitoravano i suoi movimenti.
Quando venerdì pomeriggio si è presentata al carcere Lazzaria di Velletri, era convinta di riuscire a eludere i controlli. Ad attenderla, però, c’erano proprio gli investigatori che avevano seguito ogni suo passo, dall’acquisto della droga fino al momento della consegna. Il controllo è stato immediato e ha confermato i sospetti: ben nascosto negli slip, la donna custodiva un involucro contenente 88 grammi di cocaina, una quantità sufficiente a creare un piccolo mercato all’interno del penitenziario. Un’operazione che, con ogni probabilità, avrebbe coinvolto altri detenuti, trasformando le celle in un punto di scambio per lo spaccio.
Gli agenti hanno sequestrato anche il telefono cellulare della 62enne, di origine francese, dal quale sono emersi ulteriori dettagli sulle fasi di acquisto della droga e sulle modalità con cui sarebbe dovuta avvenire la consegna. Il lavoro meticoloso della Polizia di Stato ha portato al suo arresto con l’accusa di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. L’Autorità Giudiziaria, dopo aver convalidato l’operato degli investigatori, ha disposto nei suoi confronti la misura degli arresti domiciliari.
L’episodio non è un caso isolato. Lo scorso febbraio, una madre 60enne aveva tentato di passare 20 grammi di cocaina al figlio detenuto durante un colloquio in carcere. Anche in quell’occasione, la droga venne scoperta grazie all’attenzione di un agente della polizia penitenziaria, sventando un altro tentativo di introdurre stupefacenti nella struttura.
L’operazione degli investigatori conferma l’attenzione delle forze dell’ordine nel contrasto allo spaccio di droga anche all’interno degli istituti penitenziari, dove i tentativi di introdurre sostanze illecite restano una delle sfide più complesse per la sicurezza.


