Il periodo di commissariamento del comune di Aprilia ha aperto ad un vuoto nel quale le mafie potrebbero trovare terreno fertile. Ma la comunità locale non vuole rimanere ferma a guardare ed è pronta a ripensare la città, costruendo con la forza dell’insieme le basi per un’alternativa valida e autentica. Ed è con questo spirito che, nel pomeriggio odierno, l’associazione “Reti di Giustizia” ha organizzato un incontro nel quale, insieme alle Associazione e ai cittadini presenti, ha voluto ragionare sui termini di bene comune e giustizia sociale.
Dopo un breve intervento iniziale, nel quale è stato illustrato il significato e le conseguenze del termine commissariamento, si è animato un dibattito per ragionare sui modi per rilanciare la città di Aprilia. Ovviamente la voglia da parte dei componenti del terzo settore è quella di restituire alla comunità una forma di dialogo e coordinamento tra diversi enti, tutti utili al bene della collettività. L’invito generale è stato quello di non dimenticare quanto accaduto negli ultimi mesi per poter riflettere sul tema della partecipazione, approfittando delle possibilità offerte dallo stato attuale della città.
Ricucire la fiducia tra enti e cittadini è l’obiettivo di lungo termine che ci si è prefissati, attraverso una serie di iniziative (anche itineranti) in grado di manifestare libertà. Perchè dov’è libertà c’è legalità. Ma dopo l’esito non troppo soddisfacente della manifestazione estiva occorre adoperarsi per squarciare il velo di silenzio di chi, forse, ha dimenticato troppo in fretta quanto accaduto al Comune di Aprilia. Ad alcuni infatti, stando alle chiacchere social, sembrerebbe essere accaduto un evento normale. Ma di normale non c’è nulla, e i dati parlano da sè. Si pensi, banalmente, che Aprilia fa parte di quel 3% di comuni che in Italia è caduto in commissariamento. E lo spunto critico che deve fungere da monito di riflessione è che il 25% di questi è ricaduto nuovamente nella formula del commissariamento anche una seconda volta. Non mancano poi le eccezioni con alcuni che si sono ostinati ad essere commissariati anche per la quarta volta.
Ed è proprio da questa paura che bisogna ripartire, evitando che un sentimento così adrenalinico abbia un esito troppo conservativo. I presenti all’evento sono convinti che la città non sia malavitosa e che le associazioni possano essere un soggetto sociale in grado di cocreare significato e valore per l’intera comunità. L’ostacolo maggiore, tristemente, è rappresentato dalle mafie, altamente radicate sul territorio. Ma la battaglia da intraprendere, sostenuta animatamente da diversi esponenti di Associazioni, è quella di una politica d’insieme dove non serve la specializzazione ma la collaborazione. Tra le proposte emerse, infatti, quelle più suggestive hanno riguardato, uscendo fuori dai confini, il dialogo del quadrilatero Aprilia-Nettuno-Pomezia-Anzio (avente la stessa realtà mafiosa) e la cultura della legalità per vedere protagonisti i veri (teoricamente) interessati alla politica dell’Aprilia del domani: i giovani.
La conclusione con la quale le Associazioni si sono date appuntamento ad un prossimo incontro è quella di lavorare sul triangolo bellezza-cultura-speranza perchè non è il caso, e non deve essere il caso, di tornare alla casella di partenza come fosse il gioco dell’oca. L’intenzione e la voglia di costruire delle basi per una rete si sono dimostrate distintive di tutte le parti coinvolte nell’evento ma il padrone della verità sarà solo il tempo.
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