«Io volevo vendere scarpe» afferma con schiettezza Naike Ror, una delle scrittrici più autorevoli del genere romance in Italia con oltre 70.000 di libri venduti.
Un percorso inaspettato per Emanuela Migliorin, l’autrice latinense che da oltre dieci anni è conosciuta con il suo pseudonimo.
Un nome scelto «perché armonico, visto che il mio non lo è. E poi è ispirato a quello di mia madre, come se fosse una dedica. Da piccola sapevo fare benissimo la sua firma e ora quando autografo con lo pseudonimo mi viene in automatico firmare come lei» rivela ridendo.
Grazie alla decisione di uscire in self, ovvero di auto-pubblicare i suoi racconti: «Mi ha permesso di pagare il mutuo di casa. Ma era un periodo fortunato quello in cui siamo diventate popolari noi autrici self. Ad oggi per una nuova autrice sarebbe molto difficile».
Negli ultimi anni è approdata alla Always Publishing e presto la leggeremo in “Caged”, ripubblicato con la casa editrice Magazzini Salani. L’opera è l’ottavo capitolo della Red Oak Manor, una serie di dieci volumi scritti da autrici diverse, autoconclusivi ma con la stessa ambientazione che fa da filo conduttore tra le varie storie.
«Fare la scrittrice non era nei piani, ma è capitato – racconta – Ho scritto la mia prima storia quando sono ritornata a casa, a Latina. Ero stata molti anni fuori, prima per studio e poi per lavoro. Era un momento difficile, dove con una figlia piccola mi sono dovuta mettere in discussione. A me piaceva vendere, capire le dinamiche del marketing e sopratutto stare a contatto con le persone, parlare con loro. L’idea di avere un negozio non l’ho abbandonata. Chissà un giorno…».
Intanto però continua a scrivere storie e ad appassionare tantissimi lettori con la sua scrittura coinvolgente, curata e ironica. Le piace scrivere i dialoghi: «Farei un libro solo di quelli, mi diverte moltissimo». Per questo quando pensa ad un nuovo libro nulla è lasciato al caso. Naike è pignola, cura con molta attenzione i dettagli: «Faccio molta ricerca, cerco di essere il più precisa possibile in quello che scrivo. Se mi dovessero hackerare il computer e vedere cosa c’è dentro potrebbero prendermi per matta!- rivela – Bisogna dare storie ben costruite al lettore, non un racconto tanto per»
Una precisione che non sempre usa durante la stesura, che definisce caotica: «Parto sempre con una timeline che non rispetto quasi mai. Comincio con un capitolo, poi mi viene una scena del successivo e la scrivo, poi torno indietro. Faccio un po’ come mi pare insomma, al contrario magari di alcune mie colleghe più precise che seguono la tabella di marcia in maniera meticolosa».
Nei suoi romanzi non manca neanche un pizzico di realtà, perché spesso le cose di cui scrive hanno origine nei fatti, così come nellee sue ultime due opere per la Always Publishing: “House of Love” e “House of Pain”, quest’ultimo in uscita oggi 24 maggio 2024.
Due romanzi ambientati nelle università di Harvard e Yale. La rivalità tra i due istituti prende spunto dalla realtà: il primo è stato ispirato da una setta esistente, la Skull and Bones, una società segreta studentesca di Yale, che tra i suoi membri annovera l’ex presidente degli Stati Uniti George Bush, mentre il secondo, riprende un fatto di cronaca accaduto in Austria.
«Ci tengo molto alla storia di Hanna – ci dice Naike – È ispirata a quello che è accaduto a Natascha Kampusch, una ragazza che è stata rinchiusa in una cantina per anni da un vicino. Ma al contrario del primo libro, che ha costante riferimento ai flashback del passato di Essie e Cruz, nel secondo la storia era troppo pesante, descriverla non ce l’avrei fatta, ma spero che si percepisca il dolore e il vissuto di Hanna si percepisca attraverso il suo presente».
Questi sono i primi due capitoli della trilogia “Creed in Love” che, racconta Naike, non doveva neanche esistere: «House of Love era pensato per concludere un’altra serie, la R.U.D.E., perché l’ultimo libro di quei quattro sapevo che doveva avere una protagonista donna e con la iniziale del nome che fosse la E, quindi avevo pensato a Essie. Scrivendo mi sono resa conto che non era la storia giusta, non era abbastanza rude – ride –ed è nata la serie dei CREED».
Si tratta della ristampa di due libri usciti in self nel 2020 e che hanno visto un “re-stayling” sia esterno con una copertina nuova e sia testuale: «Dal libro in self qualcosa è cambiato sicuramente – spiega – C’è stata qualche modifica. Ho fatto qualche ricerca più approfondita, anche nei meccanismi universitari americani, che ha portato anche a una modifica al finale di Essie e Cruz. Il finale di Hanna anche è cambiato per dare maggiore coerenza al suo legame con Harvard. Alcune parti sono state tagliate…».
Romanzi coinvolgenti, con parole che scorrono via come l’acqua, dai protagonisti che esplorano una profondità emotiva dirompente. Naike sfida gli stereotipi e i cliché del genere romance, pieno di pregiudizi e più spesso definito una lettura di serie B, nonostante stia tornando in auge a gamba tesa nel mondo editoriale.
Naike Ror dimostra con i suoi romanzi che quelle che vengono considerare “storielle d’amore” non sono semplici, ma hanno la complessità tipica delle storie vere.


