Standing ovation al Teatro Europa di Aprilia dove ha avuto luogo lo spettacolo per la Giornata Internazionale della Donna: “Sommerse”. L’arte del teatro in questa coinvolgente rappresentazione ha permesso ai giovani attori di condividere in modo originale un messaggio diretto contro la violenza di genere, in favore del rispetto reciproco ed una gestione sana (e non tossica) dei rapporti interpersonali. La riflessione, posta nei termini di Pablo Neruda, ruota attorno ad un profondo abbraccio collettivo per un tema così delicato che non fa vibrare l’anima di gioia ma di dolore per coloro che, staccando un pezzo di sé per donarlo all’altro, finiscono per non salvare loro stessi. Al termine della rappresentazione teatrale Giuliano Leva, alla cabina di regia, è intervenuto ringraziando i numerosi presenti ricordando come lo spettacolo rientri nell’ambito del progetto “Educare alla non violenza”, presentato dal Comune di Aprilia in collaborazione con il Centro Donna Lilith, l’Associazione “Colori nel Mondo” e l’Associazione “Arte Mediterranea”.
Non nasconde la sua commozione il primo cittadino, Lanfranco Principi, che rinnovando gli auguri alle donne ricorda l’inaugurazione della panchina rossa in Piazza Roma, auspicando possa essere l’inizio di un percorso di vicinanza dell’amministrazione al tema e un forte segnale della città. Emozionata, invece, l’assessore alle politiche sociali Veronica Napolitano tanto da definire lo spettacolo completo in gesti e movimenti nell’arrivare al cuore di presenti. Conclude il suo intervento ringraziando, oltre che le scuole in platea, i consiglieri di opposizione presenti perché questi temi non hanno, e non devono avere, colore politico. Parola alla dottoressa Santabarbara, perno dell’assessorato, che sottolinea l’incredibile ed efficace presenza scenica dei giovani, gli stessi giovani su cu investire per sperare in un futuro diverso, un futuro migliore. Conclude il giro di interventi Gioia Manduzio, psicologa e psicoterapeuta attivista operatrice del centro antiviolenza “Donne al centro” di Aprilia, descrivendo come la violenza di genere sia soprattutto una violenza intima perché si consuma nelle silenziose mura domestiche, lontano dagli occhi di molti, dove le relazioni non sono d’amore ma tossiche. Il suo pensiero è che l’8 marzo non sia una propriamente una festa ma una ricorrenza perché rivendicare diritti (come quello al voto, della famiglia, salariali e sociali) è una questione per la quale non è il caso di abbassare la soglia giornaliera d’attenzione e, soprattutto, necessita di un processo di autocoscienza e messa in discussione degli stessi uomini.
Sapendo che in Italia 1 donna su 2 ha paura di uscire la sera, 7 donne su 10 sono vittime di molestie a lavoro e ogni 4 giorni una donna viene uccisa da patner o ex entro le famiglie si potrebbe dire che da festeggiare c’è ben poco. Le condizioni di violenza (di genere) sono ancora molto diffuse e in alcuni casi cancellano il passato e la vita stessa delle donne. E quando è il silenzio a prevalere a vincere non sono mai le donne. È il coraggio di raccontare e denunciare, quelle storie che difficilmente vengono credute come fiori dimenticati, che può dar nuova voce e luce a chi ama (e vuole amare) incondizionatamente la propria libertà.








