MISSION: IMPOSSIBILE – DEAD RECKONING – PARTE 1
Regia: Christopher McQuarrie
Genere: Azione, drammatico
Interpreti: Tom Cruise (Ethan Hunt), Hayley Atwell (Grace), Ving Rhames (Luther Stickell), Simon Pegg (Benji Dunn), Rebecca Ferguson (Ilsa Faust), Vanessa Kirby (Alanna Mitsopolis/Vedova Bianca), Esai Morales (Gabriel), Henry Czerny (Eugene Kittridge), Pom Klementieff (Paris), Cary Elwes (Denlinger), Shea Whigham (Jasper Briggs), Frederick Schmidt (Zola Mitsopolis)
Paese/Anno: U.S.A./2023
Durata: 163′
Dove vederlo: al cinema dal 12 luglio
9/10
Ammettetelo: Tom Cruise è inarrivabile. Inimitabile. Addirittura irreplicabile. Non è affatto difficile, ma solo una logica e immediata considerazione. Perché, per una delle poche icone del cinema americano vive e vegete e degne di essere considerate tali con tutti gli assolutismi del caso, “61 anni e non sentirli” è una dichiarazione quasi offensiva. E, ne vien da sé, non si può essere amanti della saga action più importante della storia della settima arte, senza essere amanti di Tom Cruise. Perché Mission: Impossibile è Tom Cruise: di James Bond ce ne sono stati e ce ne saranno ancora; così come non c’è John Wick o Vin Diesel che tengano. Ammettetelo: quanto vi sono mancati Tom Cruise e le sue missioni impossibili?!
In questo settimo episodio della saga, diretto dal talentuoso Christopher McQuarrie (suoi anche Rogue nation e Fallout; sceneggiatore di tutti i progetti a cui lo stesso Cruise ha partecipato da un decennio e più a questa parte e guai a non marcare fino a raschiare il meraviglioso Top Gun: Maverick), c’è tutto: la minaccia di una subdola intelligenza artificiale che tutti desiderano, ma che nessuno riesce a controllare; due lunghe sequenze “italiane” – quella a Venezia, quasi fantasmatica, sublime noir dai conturbanti echi “depalmiani” e quella a Roma, tanto rocambolesca, quanto argutamente divertente; una scrittura eretta su rimandi simbolici, biblici, acuto senso di nevrosi, impiantati in un contesto spionistico che eleva questo penultimo(?) appuntamento con l’agente Ethan Hunt a uno dei migliori dell’intero filone action in assoluto. Non in ultimo, un cast perfetto, arricchito della presenza scenica di Hayley Atwell, giunonica neo-eroina, perfetta spalla a venire di Cruise/Hunt – ma, è necessario ribadirlo – impensabile futura sostituta, a scanso di ogni plausibile e assurda “rivoluzione” in rosa del franchise.
La bravura, poi, è tutta di McQuarrie, che esalta i momenti di confronto con primi piani sbilenchi, che non sovraccarica la tensione, centellinando i chiaroscuri, che sa come dirigere il suo divo: glorificandolo senza merletti, canzonandolo senza irriderlo, spingendolo al limite fino all’impossibile. Esemplificativa la sequenza finale di rincorsa al treno, moderno assalto alla diligenza extra-frontiera americana, necessariamente europea, discesa e (letterale) risalita dall’abisso del fallimento. Che non è contemplabile, finchè una leggenda del cinema continua imperterrita a rigenerare il ruolo e lo spirito scenico del corpo attoriale al servizio dell’intrattenimento su grande schermo.
Mission: Impossible – Dead reckoning – Parte 1 è uno degli action più coraggiosi, sbalorditivi e romantici di sempre. Stavolta evitando l’assoluto: quello va riservato per l’ultima missione.
Stefano Colagiovanni



MISSION: IMPOSSIBILE – DEAD RECKONING – PARTE 1
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