Il punto sulla stagione – e non solo! – in cinque domande. A rispondere è Roberto Palluzzi, direttore del settore Agonistica della Vis Sezze, che ha esordito commentando l’esito negativo della selezione Under17 rossoblù, quest’anno impegnata nel duro campionato di categoria èlite, trionfalmente conquistato lo scorso anno: «Credo sia mancato un pizzico di mentalità da parte dei nostri ragazzi, per fronteggiare tutte le difficoltà che comporta un campionato Èlite. Non mi riferisco alla difficoltà di giocare e provare a vincere le partite, quelle si vincono e si perdono; piuttosto, è mancata quell’intensità negli allenamenti, il calarsi nella giusta mentalità per creare un gruppo, di formare una squadra prima di tutto fuori dal campo. Se si vuole resistere in un campionato così difficile e competitivo, bisogna dare corpo a un gruppo unito, coriaceo. Abbiamo faticato a farlo capire ai ragazzi e a tenere uniti tanti bravi calciatori, che purtroppo hanno messo davanti prima le rispettive individualità e poi gli interessi del gruppo: hanno avuto poca pazienza di aspettare il loro turno, mettendo in difficoltà il resto del gruppo. Sicuramente questo è anche un problema di scarsa cultura sportiva. Tutti sapevamo che il campionato sarebbe stato difficile, ma quando si pensa principalmente al risultato della domenica, magari mettendo prima di ogni altra cosa la prestazione individuale, non si arriva da nessuna parte e quando poi arrivano le prime difficoltà, è facile che molti mollino la presa. Abbiamo tentato in tutti i modi di far capire ai ragazzi l’importanza del gruppo, dell’essere uniti prima, durante e dopo la partita, ma ci siamo riusciti tardi. Questo è il nostro più grande rammarico.»
Schietto e lucidissimo, Palluzzi ha subito rivolto l’attenzione sugli aspetti utili per poter ripartire già dall’immediato futuro: «Dopo l’ultimo rigore sbagliato nel match decisivo dei play-out, ho incrociato lo sguardo del presidente Marco Gaeta, abbiamo abbracciato il mister e tutti i ragazzi e già durante il viaggio di ritorno, ci siamo addentrati in un’analisi a caldo, capendo e ribadendo su quali aspetti lavorare per poter migliorare. C’è di positivo che non ci siamo demoralizzati, perché ci può anche stare di perdere una categoria, ma l’importante è capire da dove ripartire. Sarà fondamentale puntare su ragazzi cresciuti in ambienti famigliari in cui la cultura sportiva e quella del sacrificio non sono oggetti sconosciuti. L’attributo “Èlite” non è solo per bellezza: per partecipare a certi livelli, occorrono professionalità, carattere e mentalità da èlite, dal primo dei ragazzi, fino all’ultimo dirigente.»
Oltre all’U17, la Vis può e deve ancora dire la sua in questi ultimi scorci di stagione. Ogni categoria ha i propri obiettivi e il direttore conosce la strada da percorrere, ponendo l’accento sul grande lavoro e su ogni sforzo profuso dai suoi ragazzi e da tutta la società: «L’aspetto più importante è restare protagonisti fino all’ultima partita da disputare. Con l’Under19 e l’Under16 ci stiamo giocando il salto di categoria verso l’èlite, con l’Under15 dobbiamo conquistare la salvezza e i ragazzi non hanno mai mollato e continuano a lottare partita dopo partita e i ripetuti complimenti di molti addetti ai lavori, specialmente per l’evidente crescita del gruppo nella seconda parte di stagione, sono una testimonianza a cui teniamo moltissimo. Ma ci tengo a dire che, se oggi mi chiedessero di scegliere ancora tutti questi collaboratori, dai tecnici, ai magazzinieri, al cuoco, agli organizzatori, non tentennerei nemmeno per un secondo, perché mi hanno permesso di vivere una stagione straordinaria sotto molti punti di vista. E davanti a tutto, c’è sempre e solo stato il benessere dei ragazzi. Mi auguro che, in questo finale di stagione, tutti loro possano raccogliere i frutti dell’ammirevole lavoro svolto. Tutto ciò è merito anche della società, che ci ha sempre permesso di lavorare in maniera serena e trasparente, supportandoci e offrendo spunti per migliorare sempre più.»
Se è vero che il lavoro, la dedizione e una certa capacità di visione pagano, la dimostrazione la si trova in primis tra le fila della prima squadra allenata da Rocco Giannone che, fin dalla prima partita di questa stagione, ha potuto contare su diverse individualità emerse proprio dal settore Agonistica: «Da quando sono alla Vis Sezze, è la prima volta che tra la prima squadra e il settore Agonistica si è creata una simbiosi unica. Il mister Rocco Giannone e il direttore sportivo Fabrizio Di Emma si interessano molto approfonditamente dei ragazzi del settore giovanile, monitorando la loro crescita, senza perdere occasione per testarli e contribuire, quindi, a supportarli con le esperienze necessarie per poter crescere ancora. In questo finale di stagione, stiamo spingendo ancor di più e non è affatto una casualità se molti elementi non solo si allenano con la prima squadra, ma hanno esordito in Eccellenza. Quello che mi ha fatto più piacere è stato ricevere i complimenti dello staff della prima squadra per la professionalità e l’abnegazione con le quali questi ragazzi si sono allenati, senza mai rifugiarsi nella loro poca esperienza o nella loro giovane età. Tutti loro hanno contribuito al campionato della prima squadra e lo stesso mister Giannone sapeva che avrebbe potuto contare su ragazzi mentalmente già pronti. Eccola la mentalità! Il calcio non è solo una questione di piedi. Tutti loro hanno la possibilità, a 17 anni, di mettersi in mostra in un campionato importante come l’Eccellenza e la società è la prima a essere contenta di questi risultati.»
Infine, Palluzzi si è focalizzato sul ruolo del direttore sportivo, analizzandolo da vicino, per distinguere quei meccanismi e i princìpi vitali per poter modellare un profilo professionale rispettato e duraturo nel tempo: «Forse non si costruisce, perché non esiste una regola scritta per poter diventare un direttore sportivo. Bisogna costruire una certa credibilità, basata sulla sincerità, sulla lealtà, anche a costo di passare per antipatico. A volte si rischia di inimicarsi ragazzi e genitori, ma non si può consigliare un giovane atleta con le bugie: chiunque ha il diritto di giocarsi le proprie chance, ma non tutti riescono a dare quanto vorrebbero. Esistono dei livelli e solo grazie alla sincerità si riesce a non illudere i ragazzi. Il calcio è un mondo complesso e spesso in penombra e io cerco di mantenere ben salde le amicizie vere, che contano davvero. La caratteristica principale deve essere la credibilità. E a questo punto del mio percorso professionale, sono fiero e contento di lavorare per la Vis Sezze, perché al di là di ogni buona intenzione, è fondamentale l’apporto di una società solida, che sa cosa vuole e quali obiettivi perseguire. Poi ci vuole fortuna e visione, ma un profilo professionale così, più che costruito, va mantenuto. E lavorare per far sì che i sogni dei ragazzi vengano coltivali e realizzati, senza illuderli o trasformare questi stessi sogni in incubi».
Stefano Colagiovanni
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