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Lettura: “THE FABELMANS”, il senso di Spielberg per il Cinema e l’orizzonte dello sguardo
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MondoCultur@le

“THE FABELMANS”, il senso di Spielberg per il Cinema e l’orizzonte dello sguardo

Ultimo aggiornamento: 29 Dicembre 2022 20:01
Stefano Colagiovanni Pubblicato 29 Dicembre 2022
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Contents
THE FABELMANS9/10

THE FABELMANS

Regia: Steven Spielberg
Genere: Biopic, drammatico
Interpreti: Gabriel LaBelle (Sammy Fabelman), Michelle Williams (Mitzi Fabelman), Paul Dano (Burt Fabelman), Seth Rogen (Bennie Loewy), Julia Butters (Anne Fabelman), Keeley Karsten (Natalie Fabelman), Sophia Kopera (Lisa Fabelman), Judd Hirsch (Boris Schildkraut), Sam Rechner (Logan Hall), Oakes Fegley (Chad Thomas), David Lynch (John Ford);
Paese/Anno: U.S.A./2022
Durata: 151′
Dove vederlo: al cinema dal 22 dicembre

 

 

9/10

 

 

Sammy Fabelman ha sei anni, è insicuro e un po’ teso e, per la prima volta in vita sua, sta per entrare al cinema, in rassicurante compagnia di papà Burt e mamma Mitzi. I tre, nella confortante semioscurità della sala, assistono al tragico tentativo di assalto al treno in Il più grande spettacolo del mondo, diretto da Cecil B. DeMille. Sammy appare ancora un po’ teso, finchè il suo sguardo – e il suo cuore – non viene rapito, sedotto e conquistato dallo schianto esplosivo del treno nella scena madre del film. È l’innesco, la scintilla, la scena madre dell’infanzia e dell’adolescenza di Sammy Fabelman.

Sammy Fabelman è, in realtà, Steven Spielberg. O, meglio, la rappresentazione filmica dei suoi ricordi, incubatore di un amore senza confini, quello per il cinema, che non solo segnerà l’intera vita del regista di Cincinnati, ma rappresenterà lo strumento ideale per comprendere e rivelare ciò che si nasconde tra le pieghe del tempo trascorso, tra verità non dette e sguardi traditori, dettagli che racchiudono dolori e passioni e gesti quasi inavvertibili. Eppure, secondo il giovane Sammy/Spielberg, un trenino che sbuffa rapido sui binari leggeri, che sembra sul punto di deragliare a ogni curva, non ha nulla di interessante: lo spettacolo vero, l’unico orizzonte interessante è proprio il desiderato deragliamento e la possibilità di riprenderlo, di catturare quel momento e di (ri)vederlo e (ri)viverlo all’infinito e una volta ancora in più. È la potenza inesauribile della rappresentazione che attrae Sammy/Spielberg, forse l’unico strumento per rendere vero ciò che percepiamo, ma spesso non vediamo. Non basta guardare, bisogna osservare. E così, la tecnica – nel montaggio, nei “bassissimi” ma efficaci e geniali trucchetti-effetti artigianali, nei costumi – si fonde con lo sguardo, amplificandolo, modellando personaggi, storie, mondi di volta in volta differenti, svelando la Verità che si cela oltre gli orizzonti selvaggi.

A Spielberg non interessa crogiolarsi, raccontando la sua adolescenza; né tantomeno si lascia andare in vorticanti e stucchevoli elogi della Settima Arte. Per il giovane Sammy/Spielberg conta la meraviglia, lo stupore di una prima volta, rinnovato infinite volte. Solo uno dei più grandi artisti del Novecento è in grado di concepire e realizzare una sequenza come quella in cui tutta la famiglia Fableman in campeggio assiste – con umori differenti – alla danza liberatoria, quasi sciamanica, di mamma Mitzi, mentre Sammy riprende con la piccola cinepresa, illuminato solo dalla scialba luce dei fari della macchina alle spalle della donna. Da lì, lo svelamento, la ricerca e la scoperta della Verità, attraverso la Finzione: non esiste un’unica Verità e Sammy/Spielberg la trova nel girato, in quelle immagini tremolanti, attraverso l’occhio di chi sente e vuole guardare (oltre).

The Fabelmans è un sogno a occhi aperti, un folgorante trattato sulla potenza del Cinema come strumento rivelatorio, mai riparatorio. Nel cinema confluisce la vita e quelle verità che i nostri occhi – e i nostri cuori – cercano ossessivamente. Spielberg costruisce un film dolce e realista allo stesso tempo, in cui i primi piani e i silenzi trattenuti gridano amore e dolore, spingendoci a inseguire la nostra balena bianca e ricordandoci che nulla è già stabilito e una vita vissuta seguendo con lo sguardo un trenino che viaggia spedito sui suoi esili binari, dando semplicemente l’illusione di deragliare, è soltanto una fottuta merda noiosa.

 

Stefano Colagiovanni

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