SEZZE, “La mafia esiste, parliamone” lunedì il convegno al Calabresi per i 30 anni dalla strage di Capaci

Il 23 maggio, dalle 17:00 in poi presso il centro sociale U. Calabresi di
Sezze, le associazioni giovanili “Scout Setini”, “Primavera” e “Parliamo di mafia”
( un gruppo di ragazzi che, fra le altre cose, con la loro pagina Instagram hanno
raggiunto 26mila seguaci) insieme con lo scrittore, sociologo ed esperto di caporalato,
Marco Omizzolo, dialogheranno con la cittadinanza di Sezze nella
giornata in cui ricorrono i trent’anni dalla strage di Capaci.

Jonathan Piccinella, giovane ragazzo e studente di Sezze, nonchè fra gli organizzatori
dell’evento, ha presentato la sua idea e le ragioni per cui ha ritenuto opportuno organizzare l’incontro:

“Sono un semplice ragazzo di Sezze, 18 anni e qualche mese, e sto
affrontando l’ultimo mese di superiori e, nello studiare storia, filosofia,
italiano e tante altre materie vengo tormentato da date e personalità che
hanno segnato la storia: 1914,1922,1945,1948,2001, Freud, Mussolini,
Hitler, Stalin e tantissimi altri ancora – ha dichiarato Piccinella – Ma una data viene citata, in maniera
sommossa, tra i prof di storia e nel lavorare a dei progetti di Ed. Civica: 23
Maggio 1992, nella strage di Capaci muoiono il magistrato Giovanni
Falcone, sua moglie e la scorta. Io sono sempre stato attratto dalle
questioni di mafia e dalla grandissima tematica della Giustizia Sociale. Che
parole stupende. Ma mi sono posto una semplice domanda: sono ormai
passati trent’anni e purtroppo si dicono quasi sempre le solite cose….non
è il caso di dire altro? Ed insieme ad amiche e amici di Sezze abbiamo
pensato di creare un evento per questa giornata, e vogliamo discutere con
la cittadinanza di Sezze non solo che la mafia esiste ancora, non solo con
gli spari, con le bombe ma SOPRATTUTTO con un atteggiamento mafioso
che è bene debellare, per il bene nostro e per chi verrà dopo di noi in
futuro. Sarà un evento apartitico – ha concluso – senza alcun colore di sorta, ma
tremendamente politico perché c’è necessità di creare una cultura basata
sull’antimafia, c’è il dovere di essere antimafia”.