Si è tenuto sabato 5 marzo, in piazza Roma, il sit-in organizzato da Aprilia Libera contro l’escalation di rifiuti e di impianti devastanti di trattamento rifiuti nel territorio di Aprilia, nel corso del quale i residenti di Sacida, hanno raccontato cosa significhi vivere con un impianto di trattamento tra le abitazioni.
È stato un vasto parterre a sfilare al microfono, che ha illustrato da più approcci le varie criticità che ruotano intorno ai Rifiuti e affrontato il disastro collaterale dell’assenza di opere primarie nel quartiere Sacida. Per la qual cosa è stata lanciata una Petizione. Un puntuale intervento, quello di apertura di Carmen Porcelli della Città degli alberi, che ha ricordato la delibera di C.C. 71/2012, che sanciva che: «autorizzare l’ampliamento dell’impianto TBM avrebbe garantito alle casse del Comune incassi certi (benefit) e che quegli introiti sarebbero stati investiti per realizzare le opere primarie nel quartiere Sacida. Sappiamo che dal 2016 il privato non versa più il benefit nelle casse del Comune, ha smesso ad un certo punto di versarli contestando la Regione Lazio che aveva deciso il ristoro. In questi giorni, la Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile le questioni di legittimità sollevate da RIDA sull’art. 29 della Legge Regionale n. 27 del 1998 – la stessa legge che ha istituito il cosiddetto benefit ambientale. Il sindaco di Aprilia si è detto soddisfatto, sappiamo che l’amministrazione comunale ha proceduto con un primo pignoramento nei confronti della società proprietaria dell’impianto TBM, purtroppo nessuna garanzia è stata data sull’impiego di quel denaro. Si tratta complessivamente di dieci milioni di euro».
«Un quartiere abitato, a vocazione agricola, rischia di perdere definitivamente la sua identità, ma anche noi tutti oggi rischiamo di ipotecare irrimediabilmente il nostro futuro: dopo aver lasciato Sacida senza servizi primari, è stata consentita l’espansione di siti industriali, senza vigilare sulla salute dei residenti, con la prospettiva di un ulteriore mega-impianto di produzione e raffinazione di rifiuti per combustibile. Se fosse approvato il nuovo progetto per realizzare un CSS, si passerebbe dalle attuali 409.000 tonnellate annue di rifiuti lavorate dal TBM a 900.000 tonnellate annue “trattate”, per un totale di circa 1.800.000 tonnellate di rifiuti “movimentate” tra le abitazioni. L’obiettivo è che cittadini e istituzioni trovino insieme una soluzione. La rottura che vorremmo oggi è quella con un metodo, cioè illudere i cittadini che è non chiedendo che si ottiene, ma standosene “zitti e buoni” che si riuscirà ad avere. A noi non sembra sia proprio così: questa modalità ha portato piuttosto le persone ad essere diffidenti con le istituzioni e con i propri vicini, a chiudersi in casa – e non solo perché l’aria è irrespirabile – a non riuscire a immaginare neanche un futuro migliore. A togliere loro anche la speranza. Anche per questo la protesta di oggi è importante: i cittadini che subiscono i disagi provocati dalla cattiva gestione del territorio hanno al loro fianco altri cittadini, che forse all’apparenza non vivono la loro realtà, ma nella solidarietà sentono il bisogno di essere responsabili gli uni con gli altri anche nelle difficoltà e nella lotta contro le disparità», ha dichiarato Porcelli.




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