Nasce, a un anno dalla scomparsa di Fabio Gianfreda, l’associazione a promozione sociale “Io sono Enea”. Marco, Lisa e Francesco, i genitori e il fratello del diciannovenne suicida, hanno deciso di mettere il loro dolore al servizio di una causa importantissima: adoperarsi con ogni mezzo per prevenire e contrastare il disagio sociale, in particolare giovanile, con particolare riferimento al bullismo, al cyberbullismo, alla pedofilia, agli abusi sui minori, alle dipendenze patologiche, all’autolesionismo, al suicidio.
In Italia il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani fra i 15 e i 24 anni: si tratta di almeno 200 ragazzi ogni anno e il dato è largamente sottostimato, perché lo stigma sociale che ancora avvolge questo tema spesso impedisce alle famiglie di rendere pubblico il gesto estremo e perché molte volte il suicidio neanche viene riconosciuto in sede di indagine giudiziaria.
Nonostante le sedute di psicoterapia e le cure farmacologiche, nonostante una fitta rete di parenti e amici, Fabio si toglie la vita nella notte fra il 9 e il 10 dicembre 2020 con una sostanza terribile, comprata su internet per pochi euro: il nitrito di sodio. Fabio trova sul web un preciso protocollo per il suicidio, con tanto di quantità del veleno, tempi e modalità di assunzione, i possibili effetti collaterali e come fronteggiarli.
«Un sito internet con base negli Stati Uniti nascondendosi dietro una falsa ideologia libertaria, pubblica “guide al suicidio” e nella chat accompagna molti adolescenti fragili fino all’ultimo momento, supportandoli e spingendoli a compiere il gesto estremo. Dei veri e propri “consulenti della morte” che dietro a uno schermo assumono il potere, quasi divino, di spegnere una vita a chilometri di distanza: assassini da tastiera. In 15 mesi, solo in Italia, ci risulta che almeno 5 adolescenti abbiano seguito quel protocollo: è una strage che va fermata», racconta la famiglia di Fabio.
Tra gli obiettivi che l’associazione intende perseguire c’è prima di tutto quello di inibire la libera vendita del nitrito di sodio e far chiudere tutti i siti internet, chat e blog che istigano persone fragili al suicidio o promuovono il fine vita come un atto liberatorio e risolutivo di ogni problema e contemporaneamente dare inizio a un lavoro di sensibilizzazione di genitori e adolescenti sui rischi specifici della rete e su eventuali misure da mettere in atto per la protezione dei minori; sollecitare il più possibile aggiornamenti nell’approccio di psicologi e psichiatri nei confronti degli adolescenti che manifestano propositi suicidari; in ultimo cercare di promuovere l’espressione artistica specialmente tra i più giovani «perché crediamo fermamente nel ruolo educativo e terapeutico che l’attività artistica può svolgere, rappresentando un valido strumento per prevenire situazioni di disagio», dice la mamma di Fabio.
Proprio in riferimento a quest’ultimo punto si è già svolta la prima edizione della borsa di studio “Io sono Enea”, nata in memoria di Fabio, che ha dato la possibilità a due ragazzi di seguire in forma totalmente gratuita, per l’anno accademico 2021/22, un corso di canto e uno di recitazione. Inoltre, è prevista l’organizzazione di un workshop di 3 giorni che riunirà 30 studenti – tra i 16 e 20 anni – che guidati da educatori, psicologi e professionisti dello spettacolo si confronteranno su un tema specifico del disagio giovanile e costruiranno insieme una performance artistica da presentare nel corso della serata finale.
«Meritiamo di sapere di avercela fatta, meritiamo di tornare a splendere, meritiamo di sorridere e dire: io sto bene», questo scriveva Fabio nei suoi tantissimi appunti trovati nella sua stanza e questo è l’obiettivo che con tutto il cuore “Io sono Enea” vuole raggiungere: che ogni ragazzo in difficoltà possa arrivare a dire “io sto bene!”.